“E’ vero che chi soffre ha sempre ragione?” E’ uno degli interrogativi che pone il volume di Aldo Vella “Gaeta, ultimo atto”, La Valle del tempo edizioni, presentato questo pomeriggio al Circolo della stampa. L’autore sceglie un punto di vista inedito per raccontare la battaglia che segnò la fine del Regno dei Borbone e insieme si interroga sul tortuoso percorso che condusse all’Unificazione. E’ la professoressa Mirella Napodano, introdotta da Bianca Della Valle, presidente Fidapa a porre l’accento sulla forza della scrittura di Vella “contraddistina dalla cifra dell’ironia che accompagna la narrazione e la descrizione dei personaggi. Sono piccole perle di saggezza che si snodano tra le pagine mentre assistiamo all’assedio di Gaeta tra cannoni di ultima generazione e sale da pranzo o di albergo in cui le conversazioni sembrano a volte coprire il rombo delle armi, tra intriganti notazioni che ci consentono di comprendere anche il profilo psicologico dei personaggi. Mentre si delinea, in questo quadro di morte, quella che definiremmo la bellezza collaterale del paesaggio che va in soccorso alla natura umana”. Napodano pone l’accento anche sulle tante domande che pone il volume, a partire dagli errori commessi dai Borbone in fatto di politica estera, con l’impossibilità di realizzare una confederazione di stati mentre la giornalista Frassinet, protagonista della narrazione, inviata speciale di un giornale parigino, fa notare l’inadeguatezza dei Savoia come candidati alla corona e ammette di avere non pochi dubbi su quello che sarà il futuro del paese sotto i Savoia”.
Inevitabile il riferimento al presente “la sofferenza della popolazione di Gaeta richiama i miseri che ancora oggi sono colpiti dalle bombe mentre si adombrano già i tentativi di speculazione edilizia nel progetto di ricostruire la città rasa al suolo”. La giornalista Floriana Guerriero si sofferma sulla diversa visione del giornalismo che contraddistingue i due inviati al fronte, se la Frassinet va a caccia della verità e la cerca nell’osservazione fedele del reale, nella “carne sanguinante”, nelle facce dianiate dalla paura, Charles Garnier, più equilibrato e distaccato, che “cercava la distanza per vedere il maggior numero di cose”. Entrambi usciranno cambiati da quest’esperienza, Frassinet metterà in discussione le sue certezze e ammetterà di non riuscire a non guardare a quella città senza il filtro del sentimento “Poiche che ne sapevano i Savoia del popolo italiano?”. E sarà proprio Garnier a farle notare che probabilmente il giornalismo ha bisogno delle emozioni e che è impossibile la ricerca della verità senza affidarsi a differenti punti di vista. Pochè la storia fino ad oggi è stata scritta solo dai vincitori. Vella spiega come la sfida sia stata quella di proporre un diverso modo di leggere una pagina della nostra storia, attraverso l’arma della narrazione, mescolando personaggi del passato e del presente “Sono partito dalle memorie che contiene la terra, che sono negli oggetti, dal rapporto dell’uomo con lo spazio, che finisce per condizionare la sua esistenza, in una città come Gaeta che è insieme viva e morta in cui si contrappongono amore e morte, poichè quando si pensa che non ci sia più tempo allora ci si attacca ancora di più alla vita”