Rino Genovese lo confessa ai suoi: a tre settimane dalla presentazione delle liste c’è ormai poco da fare. Sono passati cinque mesi da quando ha proposto un patto civico per la città. Ma il centrodestra irpino non ha mai detto né sì né no.
In parte d’accordo con l’iniziativa del giornalista Rai: via libera da Salvatore Vecchia, coordinatore provinciale della Lega irpina, da Carmine De Angelis, coordinatore di Forza Italia, e dal deputato Gianfranco Rotondi, presidente della nuova Dc. Niente da fare invece secondo i Fratelli d’Italia della presidente Ines Fruncillo e per l’Udc di Gennaro Romei che puntano su una coalizione di centrodestra riconoscibile. Si è discusso di simboli e non di un programma condiviso, non si è ragionato di idee e proposte per la città.
Sembra proprio che oggi la deadline sia stata superata. Genovese avrebbe dovuto infatti avviare già la campagna elettorale, girando i quartieri, elaborando un programma con e per la città, incontrando i giovani, le associazioni, i comitati, selezionando i candidati migliori per provare ad amministrare Avellino in uno dei suoi momenti più difficili.
Andare contro la nomenklatura poteva essere vincente. Genovese ci ha provato a costruire qualcosa che non fosse un indistinto, che avesse una sua ragione d’essere. Ma non è riuscito una sola volta a riunire tutti i partiti di centrodestra intorno ad un tavolo. Che senso ha candidarsi per essere la faccia bella che deve guidare una coalizione costruita esclusivamente per vincere? Vincere per fare cosa? S’interroga in queste ore Genovese, e ripete tra sé: la politica è una cosa seria, è partecipazione, sacrificio, passione. Un’armata Brancaleone messa assieme solo per partecipare che senso avrebbe?