di Gerardo Di Martino*
Come ogni anno, anche in questo è arrivato Ferragosto. E con il 15 si ripropone, come al solito, la questione carceri, sovraffollamento, suicidi e celle.
Forse che sono venti gli anni nei quali ho ascoltato e letto le stesse cose? E come è possibile che ogni anno, al 15 agosto, tra visite in carcere, denunce e proclami ripetiamo sempre le stesse cose?
Sono molto, ma molto amareggiato. Perché nella mia Italia si parla, parla, parla, ma non cambia mai niente. Perché dalle mie parti ad ogni Ferragosto si ripetono sempre le stesse cose. E perché nel mio Paese non siamo in grado di avanzare, riformando.
Perché, tutto sommato, non riusciamo ad incidere sulla storia. Non siamo nelle condizioni di piegarla ai nostri voleri. Non riusciamo, e difficilmente ci riusciremo, ad imprimerle una direzione che sia il risultato delle nostre decisioni.
Incomincio a pensare che, più che le carceri o il processo ovvero la carcerazione preventiva o, ancora, l’abuso d’ufficio – considerato come trascorriamo monotonamente ogni anno, da venti a questa parte – il vero problema si annidi su altro versante: in Italia non è cambiato niente, non cambia mai niente, e niente mai cambierà.
Ma perché non siamo capaci di cambiare. Realmente, non lo vogliamo nemmeno, tra l’altro, penso.
Facciamocene una ragione. Almeno io me la dovrò fare. E sarà dura.
Buon Ferragosto a tutti voi.
* avvocato