di Gerardo Di Martino*
Non si vedeva una così tosta contrapposizione tra politica e magistratura dai tempi di mani pulite.
Per carità: allora la politica si inchinò al potere delle toghe e, dopo aver sfilato nei corridoi della Procura di Milano ed aver tentato di metterci una pezza, cancellò l’immunità parlamentare. Errore fatale che consegnò il potere esecutivo (e legislativo), mani e piedi, alla magistratura.
L’atto in sé, forse, non ebbe una ricaduta tanto significativa nell’Ordinamento, ma autorizzò la magistratura, nel concreto, a pensare di essersi affrancata.
Ve lo ricordate il proclama letto a reti unificate dai pubblici ministeri di Milano contro il decreto legge Biondi? Un Ufficio di Procura contro un atto legislativo del Governo, in televisione? Incredibile. Eppure successe. Allora non se ne comprese, né in superficie né a fondo, la portata. Oggi possiamo ben dire che fu una catastrofe per il Paese.
Un potere si smarcò rispetto agli altri. Mentre uno, quello giudiziario, mantenne autonomia ed indipendenza, gli altri, quelli legislativo ed esecutivo, la persero.
É così, con questa equazione, anzi disequazione, che arriviamo alle dimissioni del Governatore della Liguria.
Chi segue questa rubrica ben sa che sulla questione ho già scritto, proprio per rimarcare la forza, l’ardimento e la capacità di Toti di comprendere che non era proprio e solo una battaglia per la sua vita (e quella dei suoi familiari, come al solito) ma valeva quanto un pezzo di storia.
Si è trattato, invero e nel silenzio generale, del tentativo di resistere ad anni ed anni di sudditanza, di sovvertire lo squilibrio che, diciamocela tutta, da mani pulite in poi ha governato “il disordine tra Poteri” a favore di quello giudiziario.
Se tra due battaglianti, uno ha lo scudo e l’altro no, che può mai succedere? Quello che è successo: che una iscrizione nel registro degli indagati ti ammonisce, una perquisizione ti pialla, intercettazioni e misura cautelare ti cancellano.
Questo è! E questo è stato per tanti anni fino alla vicenda di Toti.
La politica, a tutti i livelli (Governo, Regioni e Comuni), ha sempre parlato riccamente – sostenendo come bisognasse porre un freno e riportare agli antichi fasti il rapporto con la magistratura – ma, ahinoi, razzolava male,molto male, inchinandosi senza nemmeno rispondere, ogniqualvolta si decideva al suo posto.
Ecco: Giovanni Toti, dopo tanto tempo, è stato il primo autentico e mi pare – ma non vorrei sbagliare – unico baluardo.
Ci ha provato, con coraggio. Ma ancora una volta tutti gli altri hanno dimostrato che il loro vero posto è là: più in basso…
* avvocato