“E’ una scuola incapace di rispondere ai nostri bisogni, che continua ad essere poco inclusiva e non riesce a garantire a tutti gli stessi diritti, nella quale non si investe abbastanza, preferendo destinare risorse al riarmo”. E’ Antonio Soldi dei Giovani Comunisti a spiegare le ragioni della manifestazione di protesta organizzata da Collettivo studentesco, Giovani Comunisti, Unione degli studenti, Unione Giovani di Sinistra. Al loro fianco anche Cgil e altre associazioni del territorio. Gli studenti delle scuole superiori irpine con striscioni e slogan “Soldi alla scuola non alla guerra”, hanno sfilato in corteo dalla chiesa di San Ciro fino a piazza Libertà: “Scendiamo in piazza – prosegue Soldi – contro le politiche liberiste del nostro governo che vuole destinare il 5% del Pil alle spese militari, da un investimento pari a 33 miliardi si passerebbe ai 100 miliardi. Una scelta inaccettabile, poichè si tratta di soldi che potrebbero essere, invece, destinati a scuola, sanità e welfare, settori cruciali per garantire il benessere della popolazione. Al tempo stesso, chiediamo che siano tutelati i diritti di tutti i cittadini italiani in contrasto con il DDl sicurezza che limita la possibilità del dissenso. Né possiamo dimenticare la sofferenza del popolo palestinese, continuiamo a denunciare la complicità del governo italiano nelle violenze compiute. Una complicità che si manifesta attraverso il sostegno ad aziende che hanno rapporti commerciali o vendono armi a Israele”. Un appello, quello lanciato dai ragazzi, che è anche una contestazione al sistema scolastico. Gli studenti in piazza chiedono “una scuola pubblica, laica e solidale”, che si tenga conto della loro voce nella didattica e nell’organizzazione di un sistema che appare “sempre più competitivo, tanto da mettere a dura prova la salute mentale di noi studenti, non riesce ad essere al passo con i tempi, non promuove l’educazione sessuale, né riesce a contrastare in maniera adeguata la cultura patriarcale che ancora caratterizza il nostro paese e l’Occidente”.




