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Goleto, l’emozione del vescovo Cascio: c’era bisogno di una comunità per dare nuova linfa a questo luogo di spiritualità

“La presenza di una comunità consentirà all’abbazia del Goleto di tornare alla sua vocazione originaria. Portiamo avanti il cammino cominciato da Padre Lucio negli anni ’60 che decise di tornare a vivere come eremita tra i ruderi dell’abbazia, portando con sé un rinnovato spirito di comunità e religiosità  e proseguito con l’azione dei Piccoli Fratelli”. Spiega così l’idea da cui nasce la decisione di affidare a partire dal prossimo autunno la gestione dell’abbazia del Goleto alla comunità benedettina di Montevergine “Il legame con Montevergine è antico, se consideriamo che è stato proprio san Guglielmo a fondare questo luogo di spiritualità. Dopo la soppressione napoleonica, per anni il Goleto è rimasto uno spazio abbandonato a sè stesso. A farlo risorgere è stato padre Lucio, un monaco benedettino, un’azione continuata con i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, che avevano lavorato per mantenerne viva la tradizione spirituale e sociale. Negli ultimi tre anni era il rettore don Salvatore Sciannamea ad amministrare il Goleto, garantendone l’apertura a turisti e pellegrini e l’animazione culturale e spirituale. Un’azione che ha dovuto fare i conti anche con gli interventi di restauro conclusisi da qualche mese. Ma era chiaro che era necessario ci fosse una comunità perchè il Goleto continuasse ad essere il cuore della spiritualità altirpina”. Ribadisce come “il legame con la diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi resta saldo, è stata la nostra diocesi ad affidare in convenzione ai Padri Benedettini la gestione del Goleto. La comunità benedettina promuoverà l’attività pastorale e spirituale, in collaborazione con la diocesi, cercando di integrare l’azione spirituale con i bisogni della comunità locale”. Ad annunciare con orgoglio il ritorno al Goleto dei padri benedettini anche l’abate di Montevergine Padre Riccardo Guariglia “Si carica per noi di un valore forte il ritorno a Montevergine dei padri benedettini, nel segno di un legame che è parte della storia dell’abbazia”

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