Si infiamma il momento politico, da queste parti. Una vicenda tiene, ancora, banco. Nonostante l’interpellanza del gruppo “Scelta popolare”, e la risposta del sindaco Marcantonio Spera, facesse pensare ad una fine “della tenzone”. Infatti, ecco un altro capitolo di una storia che rischia di diventare infinita: la richiesta da parte di Michelangelo Bruno, Doralda Petrillo e Eddy De Luca, delle ragioni dell’ingresso in giunta di Marisa Graziano. Ed è, quindi, lo stesso Bruno a tornare alla carica. “Per fare chiarezza -dice -“.
Grottaminarda, Michelangelo Bruno
“Devo dire, con un pizzico di tristezza – cosìcomincia il consiglierecomunale – , che l’invito alle mie dimissioni rasenta la farneticazione ma io non voglio pensare così male e voglio credere che il sindaco si sia lasciato prendere la mano in preda ad uno scatto di autoesaltazione o, peggio, che qualcuno dei suoi attuali fedelissimi abbia preteso una sua dichiarazione in tal senso. La mia sensazione è che questo sindaco ha così vergogna della realtà che ha creato da ingannare sé stesso ed immaginare di vivere nel mondo fantastico che da sempre sogna, quello in cui lui è un nuovo messia venuto dal cielo e tutti devono stargli intorno ed assecondarlo mentre chi non lo accetta deve andarsene e sgomberare il campo per consentirgli di continuare a credere nell’illusione.
Intanto, è da rilevare che nella lettura di circa 30 minuti fatta in risposta all’interpellanza non ha fatto cenno una sola volta alla parola “rotazione”questo conferma quanto sto dicendo, insieme ai consiglieri del gruppo Scelta popolare, che non c’era alcun patto condiviso (segnalo che non ho avuto modo di poter verificare in quale passaggio dei comizi elettorali lo abbia detto; esistono le registrazioni ma non si sa quando ha detto che ci sarebbe stato il ricambio degli assessori a metà legislatura…eppure lo ha affermato lui). Altro che rinascita della verità.
Orbene, le sue contraddizioni e le sue menzogne vengono fuori dalle prime tre parole della sua risposta all’interpellanza. Infatti, dopo aver impedito il confronto consiliare sulla sua comunicazione di cambio assessore e dopo avermi bacchettato per averlo invitato ad attenersi strettamente al contenuto dell’interpellanza, sceglie di non rispettare le regole e farsi il suo monologo spaziando tra argomenti vari che assai divergono da quanto gli era stato chiesto e, per di più, risultano arricchiti di false informazioni che di seguito cercherò di evidenziare.
Preciso che non è opportuno dilungarmi oltre misura su dettagli che renderebbero la lettura pesante e non è assolutamente mia intenzione tenere chi legge fermo per 30 minuti. Sarebbe bello entrare nei dettagli ma bisognerebbe farlo dialogando magari in un confronto pubblico, da lui definito una “sciocchezza” che, invece, io ritengo fondamentale per ben informare i cittadini. Ci sarebbe la possibilità di ripercorrere quanto accaduto a partire dalla scorsa estate da quando, cioè, ha finalmente realizzato di non poter riuscire a farmi digerire il patto scellerato che aveva fatto con qualche suo sodale e figlioccio politico. Gli voglio dire che dovrebbe vergognarsi per il solo fatto di aver tramato alle spalle di persone che lo hanno portato alla posizione in cui si trova e per aver finto di creare una squadra la cui compattezza è stata minata da lui stesso il giorno dopo un esito elettorale che non immaginava. Un atteggiamento che rientra fra le tante cose che lo fanno ancora identificare con il vecchio…altro che rinascita.
Cominciamo con la data del 27 dicembre 2024 quando convoca una riunione dei consiglieri con all’oggetto comunicazioni urgenti. Ho il dubbio, magari mi sbaglio, che la scelta di come procedere era stata presa la sera prima con i suoi più stretti sodali tra una giocata a carte e sprazzi di strategie politiche con chi ritiene la politica sangue e m…. .
Il giorno 27/12/2024, dapprima si teneva una riunione di giunta che vedeva, stranamente, la partecipazione di un architetto esterno (in una posizione di potenziale conflitto di interesse con l’amministrazione) a relazionare su un progetto firmato dall’Ufficio tecnico. Una circostanza, questa, che ad uno come me che si è candidato per cambiare, soprattutto rispetto ai familismi, difficilmente può essere digerita. Tuttavia, l’imminente scadenza del termine di presentazione (entro 2-3 giorni) del progetto mi aveva indotto, ancora una volta, ad accettare quella presenza estranea, ad approvare il progetto per il bene della comunità ed a rimandare, come peraltro già avvenuto in passato, alle successive fasi del procedimento l’azione di contrasto al vecchio modo di fare politica. Altro che rinascita!
Nella riunione da lui voluta, viene meno un altro pilastro dei principi della rinascita che sono stati il primo e forse unico collante che ha tenuto insieme la squadra. Mi riferisco alla COLLEGIALITÀ’: perché vederci singolarmente e non collegialmente come si era fatto sino a quel momento? Cosa doveva dire il sindaco ai singoli consiglieri che non potesse dire a tutto il gruppo come si era sempre fatto sino a quel momento? Perché irrigidirsi rispetto ad una lecita richiesta di trasparenza e condivisione? Vengono tanti dubbi: doveva forse offrire qualcosa a singole persone che non potesse essere portato a conoscenza di tutti? Voleva forse alimentare dissidinel gruppo in modo da poter attuare il “dividi et impera” dal sapore di vecchia politica? Ancora oggi gli chiedo cosa volesse dirmi da solo e gli chiedo di comunicarlo non solo al gruppo dell’ex-giunta comunale ma a tutta la cittadinanza. Su questa cosa, comunque, voglio precisare che dopo il primo momento di tensione ed una mia battuta avente il solo fine di stemperare i toni e superare eventuali malintesi, io e gli altri due ex-assessori siamo rimasti presso la casa comunale fino alla conclusione di tutti gli incontri con gli altri consiglieri nell’attesa che si svolgesse il richiesto incontro collegiale salvo poi scoprire che il sindaco era andato via da un’altra porta senza neanche avere il rispetto, se non la delicatezza, di dirci che non voleva incontrarci. Altro che rinascita del rispetto delle persone.
Oggi, con il senno di poi, sono portato a pensare che ha scelto di non incontrarci congiuntamente per un semplice capriccio dal sapore infantile e cioè solo per aver contraddetto una sua decisione. E per questo suo capriccio, unito a qualche altro capriccio che si portava dietro dal giorno dopo le elezioni, scontento dell’esito elettorale che non aveva incoronato vice-sindaco il suo figlioccio politico, malgrado il suo personale e familiare sostegno elettorale, oggi Grottaminarda vive un momento di tensione politica e si regge su una maggioranza da trasformismo. Insomma, poiché le cose non erano andate come voleva lui, bisognava stravolgerle e ciò in barba alla volontà popolare. Altro che rinascita della volontà dei cittadini.
Veniamo al ricorso al TAR. È stata una necessità causata dalla ricerca della verità. Il sindaco non ha avuto il coraggio di scrivere nel decreto la vera ragione della revoca che è l’accordo preso con qualche singolo componente della squadra. Ha sperato a lungo che tutti i componenti della Giunta lo aiutassero a rispettare il suo patto scellerato consegnandogli le dimissioni senza minimamente preoccuparsi di come gli assessori in carica avrebbero potuto giustificare una simile scelta nei confronti dei propri elettori. Così non è stato ed allora ha inventato nell’atto di revoca l’esistenza di dissidi politico-amministrativi che, però, ha contraddetto con le sue dichiarazioni alla stampa ed in Consiglio. Il ricorso avrebbe dovuto portare all’emersione della verità ma, come è stato detto con apposito comunicato del gruppo Scelta popolare, non è andata così. In ogni caso, cercare di percorre le strade che l’ordinamento mette a disposizione non è certo un reato ma a lui questo dà fastidio.
Un’altra cosa che mi ha lasciato davvero sorpreso è il suo riferimento ad un ipotetico sfottò. Come ho avuto modo di precisargli, la nostra dichiarazione di collocarci in maggioranza era del tutto seria, così come gli altri atteggiamenti da noi tenuti con il silenzio o con l’attesa di due mesi fino all’ultimo giorno utile prima di presentare ricorso. Il vero sfottò, invece, è quello suo di quando dichiara di aver immaginato una redistribuzione delle deleghe. Se fosse vero, lui avrebbe lasciato un segnale di apertura verso i revocati conservando in capo a sé delle deleghe per poi attribuirle a seguito di un auspicato chiarimento (d’altro canto, così avrebbe fatto un politico dotato di lungimiranza e senso di responsabilità verso gli elettori). La sua scelta, invece, è andata nella direzione di assegnarle tutte alla nuova giunta ed alla consigliera dimissionaria dalla carica di assessore che, pertanto, ha avuto una buona prima ricompensa per il suo gentile gesto nei confronti del sindaco. Immaginiamo tutti quanto potesse essere poi difficile togliere a qualcuno ciò che si era appena consegnato. Vuol dire, quindi, che l’intenzione di riaprire il dialogo, di aspettarci sul comune, di potere recuperare ed andare avanti era soltanto una finzione. Sembra quasi che il mio allontanamento, insieme a quello die miei amici, gli facesse piacere rendendolo più libero di agire e di gestire il potere senza guasta feste!
Infine, voglio richiamare l’accusa di trasformismo che viene mossa a me ed ai consiglieri che hanno costituito un nuovo gruppo consiliare ed in base alla quale, a suo parere, dovremmo dimetterci. Mi trova d’accordo. È davvero una cosa sulla quale non posso contraddirlo. Ebbene, la nostra è una scelta di necessità. Dobbiamo infatti prendere atto che lui non si è mai trasformato. E’ rimasto uno della lista del Gallo. Su sette consiglieri di maggioranza (preciso che secondo le sue affermazioni io non sono più della maggioranza), quattro sono della lista del gallo. Allora, rispetto a questa situazione, noi non abbiamo potuto che trasformarci e lo abbiamo fatto per mantenere il patto con gli elettori e perseguire gli obiettivi della rinascita. Dunque, sono io a rigirare l’invito a lui: se vuoi rifondare il Gallo dimettiti e vai a nuove elezioni.
In conclusione, voglio fare una riflessione insieme a tutti i cittadini ed a coloro che mi hanno accordato la propria fiducia alle ultime elezioni amministrative.
Ho commesso l’errore di confondere rinascita con rinnovamento. Non ho pensato che può rinascere anche l’erba cattiva e che, anzi, è proprio quella che è difficile da eliminare. Eppure, nella prima riunione tenutasi a seguito della sua sfiducia alla precedente amministrazione di cui faceva parte, gli era stato chiesto di prendere le distanze dal passato quale primo passo fondamentale per avviare un percorso di condivisione politica e lui aveva accettato senza alcuna remora. Purtroppo, solo dopo ho capito che il suo era un falso intento, motivato dalla sola ragione di trascinarci, con l’aiuto di qualche suo amico di vecchia data, in un percorso già tracciato nel quale io ed i miei amici avevamo il solo scopo di farlo eleggere sindaco essendo pronto a dimenticarsene il giorno dopo l’elezione. Se oggi sono davvero pentito di qualcosa, di aver contribuito in maniera rilevante a farlo eleggere sindaco e di questo chiedo scusa ai miei?elettori ed a chi, pur conoscendo il personaggio, ha scelto di fidarsi delle mie rassicurazioni.
Infine, tengo a precisare alla cittadinanza che da parte dei consiglieri del gruppo Scelta popolare non c’è mai stata intenzione di sciogliere il consiglio comunale e che né io né i miei amici Doralda Petrillo ed EddyEddy de Luca abbiamo mai contattato l’opposizione per avviare una simile azione. Quella di far cadere una amministrazione è una prerogativa che per il momento rimane soltanto del sindaco Spera”.