di Pino Bartoli
Che la natura, da sempre, sia stata la grande ispiratrice dell’arte è fuori di dubbio. Per un paesaggio, per lo sfondo di un’immagine sacra, e per la maggior parte delle opere è evidente. Come i vari maestri, nel corso della storia dell’uomo, l’abbiano interpretata ed utilizzata per le loro opere è stato oggetto di studio degli storici dell’arte ed è interessante studiare, anche se impegnativo, le conclusioni cui sono giunti. Hanno incominciato i Greci, sempre loro. Sono quelli che hanno inventato la mimesi. Della natura a loro interessava impadronirsi delle proporzioni tra le singole parti che formano il tutto, e come, sempre tutte insieme, crescono e si consumano nel tempo. Non si sono limitati alla sterile imitazione. Quella serve per creare le mimetiche dei militari, per nascondersi, non per ottenere la perfezione delle loro sculture che poi è quella del corpo umano, e l’armonia delle loro architetture, per quei corpi concepite. E potremmo continuare raccontando di Botticelli e della natura idealizzata presente nelle sue creazioni oppure di quella invincibile che tanto affascinava Caspar David Friedrich o quella terribile e potente di William Turner senza dimenticarsi della frutta e degli ortaggi, utilizzati da Giuseppe Arcimboldo per i suoi ritratti. E quanti ancora potremmo ricordare. Particolarmente interessanti ma con un obiettivo diverso le xilografie di Gaugin e ancora di più quelle di Munch.
Qui le naturali venature del legno, contrastando con le linee del disegno, consentono all’opera di trasmettere quel senso di angoscia tanto ricercato dall’artista norvegese che con questi lavori chiama la natura a contribuire alla realizzazione. Non un semplice supporto, ma una collaborazione attiva. Ed è da questa angolazione che dobbiamo guardare i “Sassi” di Mario Giordano. Non sono pietre dipinte. L’occhio dell’artista individua nella sua forma, nelle sue protuberanze, nelle sue rientranze gli elementi che poi, con la sua pittura morbida, leggera, priva di ideologia, prenderanno la forma che Giordano vi ha immediatamente colto, fin da quando li ha raccolti sulla spiaggia, fin da quando li ha puliti dalla sabbia. La prima visione della trasformazione che quel ciottolo subirà lui la vede con le mani. E come ci sta bene la sua pittura che ho definito morbida e leggera. Se fosse stata dura e pesante e non disposta a seguire quella forma naturale ma costringerla a diventare portatrice di un’idea, difficilmente avrebbe assecondato quelle curve sbozzate naturalmente per prima dal mare e dal vento. Possiamo definirle, senza dubbio, delle opere d’arte sintetiche e fortemente espressive. Autentici modelli.