di Gaetana Aufiero
Improvvisamente in un mondo impazzito nel quale, con la formula di “guerra preventiva”, si afferma e si mette in atto nei rapporti tra gli stati la legge del più forte, soltanto ora ci rendiamo davvero conto che tutto un mondo di valori in cui avevamo creduto è ovunque sotto attacco. Vane, deboli le nostre proteste! Solo un lenzuolo bianco steso fuori dai nostri balconi testimonia il rifiuto della logica della violenza e dello sterminio sistematico messo in atto non lontano da noi, con intere popolazioni civili, vecchi donne bambini, uccisi dalla fame e dalle armi, mentre i diritti, i nostri diritti, conquistati con anni di lotta vengono con “decreti sovrani” cancellati e i giornalisti liberi, spiati, tacitati, allontanati. Quasi la realizzazione reale di quanto è stato immaginato in “il Complotto contro l’America” da Philip Roth. Un Romanzo fantapolitico quel romanzo pubblicato nel 2004 che ipotizza il nascere del fascismo negli stati uniti d’America, un’allegoria potente su come la storia avrebbe potuto avere un corso diverso se nelle elezioni del 1940 l’aviatore Charles Lindbergh avesse battuto Il presidente Roosevelt! Oggi le elezioni in America le ha vinte Trump e quella trama non è più fantapolitica, ma sta diventando realtà, dando libera stura alla rabbia cieca e innata nell’America e nel mondo, cancellando quel sogno americano che ha segnato la giovinezza di molti di noi, oggi ottantenni o quasi, nati dalle rovine della seconda guerra mondiale, innamorati della California, della sua musica, della sua poesia, della sua cultura, che promettevano un mondo libero e migliore.
Da quel sogno è nato per decenni il lavoro appassionato di una vita nel mondo della scuola prima, poi con articoli e pubblicazioni, alle quali ha offerto possibilità di divulgazione e risonanza un grande giornalista irpino, Gianni Festa, nato come noi in una città distrutta dalla guerra, ostinato nel difendere e favorire una stampa libera in una terra del Sud d’Italia, di giorno in giorno sempre più povera, privata dei suoi figli migliori, costretti ad emigrare per poter vivere dignitosamente. Il suo sogno uno strumento di comunicazione veloce, moderna, appassionata nella difesa dei diritti di un territorio troppo spesso ritenuto soltanto uno spazio da saccheggiare. Di qui la nascita nel 2000 di un giornale nuovo, chiamato “Corriere. Quotidiano dell’Irpinia“ ,quasi a sottolineare il legame di continuità con il settimanale fondato nel 1923 da Guido Dorso! Di qui ogni giorno la cronaca attenta degli avvenimenti quotidiani di una periferia spesso poco conosciuta, frammentata in ben 119 comuni, la cui realtà doveva essere raccontata, perché la storia locale altro non è che “parte non trascurabile della grande Storia”! Di qui il rifiuto del chiacchiericcio politico e la presenza di analisi storiche e culturali di ampio respiro, ospitate nell’inserto domenicale, nel quale la velocità dell’attualità poteva cedere il passo alla riflessione. Tutto un mondo in quelle pagine di colpo venute meno, obbedendo alla logica della rivoluzione digitale, sostituite, dopo un ventennio, da un quotidiano on line più veloce, sintetico, con notizie essenziali, brevi commenti e foto e tanta amarezza nei lettori che amano la carta stampata. Ma ecco che di nuovo, grazie ad un Gianni Festa ostinato, deciso, pugnace, il ritorno dell’amato foglio domenicale, divenuto un fascicolo più ampio e completo da conservare, nel quale si offre libera voce ai vecchi collaboratori ed a quanti, pur se non giornalisti professionisti, continuano a scrivere, per così dire, ” in solitario”, potendo così “stare insieme agli altri,” per conoscersi, comunicare, condividere il frutto di ricerche e studi nei campi della storia, del pensiero meridionalistico e della cultura. Campi penalizzati e considerati marginali da un potere politico sempre più ostile e nemico. Un’operazione culturale capillare, profonda, quella del nuovo Corriere che mi ha dal 2023 aiutato ed aiuta ancora a sopportare l’assurdità di un’epoca senza parole né umanità ed a cercare nella pagina scritta quell’essenzialità e serietà che i nostri grandi maestri, primo fra tutti il grande Aurelio Benevento hanno cercato di trasmetterci, una missione che il nostro direttore ha fatto sua, offrendoci la possibilità di continuare a comunicare ciò che il presente vorrebbe cancellare.