Sembra una anomalia il caso della consigliera comunale di maggioranza Olimpia Rusolo, passata dal gruppo SiAmo Avellino, espressione della sindaca Laura Nargi, a quello di W la Libertà, uno dei due gruppi che ha come sponsor il sindaco Gianluca Festa.
Potrebbe sembrare strano ad una lettura semplicistica della vicenda: di norma un consigliere ha tutto l’interesse a gravitare nell’orbita del primo cittadino. Il sindaco, si sa, è attrattivo perché gestisce il potere, la macchina amministrativa, perché prende le decisioni politico-amministrative più importanti e distribuisce le deleghe.
Ma in questa consiliatura c’è una anomalia: il sindaco non ha una sua maggioranza. E non è una novità, lo si è capito già prima delle elezioni.
E’ stato l’ex sindaco Gianluca Festa, nonostante fosse agli arresti domiciliari per l’inchiesta Dolce Vita, l’ispiratore della compagine che ha sostenuto e fatto vincere il sindaco Nargi. E’ stato Festa, messo fuori gioco dall’inchiesta, a dare le carte e dettare le regole del gioco, ottenendo dal risultato delle urne la maggioranza relativa con le liste di Davvero e W la Libertà – che rispettivamente hanno incassato il 17 e il 3,9 per cento dei consensi, mentre Nargi ha preso soltanto il 9 -.
Oggi i festiani sono la maggioranza relativa in Aula – 14 consiglieri comunali contro i sei di Nargi – e occupano 7 posti in giunta. E’ la democrazia.
Però il sindaco resta Nargi, che ha il potere della gestione, la capacità di realizzare fino in fondo il programma, la responsabilità del governo cittadino. E’ il sindaco che dà l’impulso e porta o no a compimento il lavoro, che è leader più o meno carismatico, che coordina, dirige più o meno bene la giunta, che mette a regime o no la macchina amministrativa.
La responsabilità di ciò che succede in città è tutta in capo alla fascia tricolore. Se la città si sviluppa, progredisce o si impoverisce, se i servizi funzionano oppure no, se ci sono buche in strada, se la Fondazione cultura lavora o no, se i cantieri delle opere pubbliche vanno spediti o si fermano, se il restauro della Dogana rispecchia l’anima della città, tutto questo non è merito o colpa di un assessore o di un dirigente. E’ il sindaco che decide. E’ la legge. Tra l’altro il sindaco firma le deleghe e le ritira.
Ecco perché il passaggio di Rusolo da SiAmo Avellino a W la Libertà non è una anomalia ma una presa di distanze da Nargi, prima ancora che un avvicinamento ai festiani. E’ un atto di responsabilità politica. Certo, si potrebbe immaginare che un tornaconto ci sia, che qualche incarico a Rusolo potrebbe toccare. Però la consigliera poteva rivolgersi alla sindaca.
E’ la politica.
La vicenda Rusolo è invece la conferma che oggi tra Nargi e Festa c’è una bella differenza, che il sindaco è sostenuto da una maggioranza di festiani ma che non governa come i festiani vorrebbero, che nella maggioranza ci sono distinguo su come deve essere amministrata la città. Festa è altra cosa rispetto a Nargi. Seppure i festiani siedano in giunta non riescono ad incidere abbastanza.
Perché la politica non basta ad amministrare: non esiste giunta forte senza un sindaco forte. Rusolo lo conferma.