“Il cinema nasce sempre dall’incontro. Se non avessi incontrato un attore come Denis Levant che aveva la mia stessa età, la mia taglia e mi aveva incuriosito non avrei mai fatto cinema”. A sottolinearlo Leos Carax, regista francese, premiato oggi al Festival Laceno d’oro, al termine della masterclass all’Eliseo. A intervistarlo Aldo Spiniello, Maria Vittoria Pellecchia, Martina Zigiotti e Sergio Sozzo. “Io non avevo mai studiato cinema né avevo idea – spiega Carax- di come si dirige un attore ma ho visto la sua foto e ho detto ‘Conosciamoci’. L’incontro con l’altro è fondamentale. Mi chiedo perché si frequentino scuole di cinema e mi dico che servono a questo, a mettere in contatto persone”. E sulla centralità nei suoi film del corpo che corre e cerca di sfuggire alla gravità “A me è sempre piaciuto filmare scimmie, bambole e ballerine”. Spiega di prediligere i ponti come ambientazione “proprio perché collegano le persone”. E chiarisce come “cerchiamo tutta la vita di sfuggire alla pesantezza. Lo facciamo attraverso l’amore, ad esempio. Quanto alla realtà virtuale, ci dà solo l’illusione di potere scappare ma è solo illusione”. Ribadisce di non cercare la verosimiglianza in un film, di non essere regista di film realisti, “non mi interessa che mestiere fa il protagonista del film. Ne’ sono nostalgico, preferisco la furia alla nostalgia, non saprei neppure se definirmi regista, o come definirmi. Né so spiegare cosa il cinema susciti nel pubblico. So solo cosa è per me”. E a chi parla della spiritualità del suo cimema risponde che ” non siamo più capaci di guardare con i nostri occhi, se fossi un dittatore abolire i selfie”. Spiega di amare la capacità del cinema di rinnovarsi continuamente, anche nei momenti di crisi”. Sottolinea come il suo rapporto con Parigi sia cambiato negli anni, lasciando da parte lo stupore iniziale. Più volte si schernisce, spiega di non avere risposte e non finge di essere ciò che non è, né sceglie di spiegare ciò che non si può spiegare. E restituisce in questo modo il mistero di un linguaggio come quello del cinema, capace davvero di unire



