“Quando Claudio D’Onofrio una sera mi chiese un’idea per poter sottolineare i tre anni di silenzio al pubblico in cui versava l’Arcibasilica, mi si affacciò alla mente l’idea del CUORE. “Non facciamo una protesta – gli dissi – facciamo un gesto di delicatezza, di cura, di amore”. Ed eccolo il gesto d’amore! Eccolo il sentire comune, la condivisione di intenti che prende forma e assume i contorni di un cuore che batte e che pulsa, e vivo si staglia in un tiepido pomeriggio di febbraio davanti alla quinta bellissima dell’ Arcibasilica”. Spiega così la professoressa Giulietta Fabbo l’idea da cui nasce l’evento per mantenere alta l’attenzione sulla condizione in cui versa la basilica di Prata, chiusa da tre anni dopo il crollo della parte profonda absidale, curato dalla stessa Fabbo e dall’architetto Claudio D’Onofrio.
“Abbiamo – scelto di puntare su un cuore sorretto da mani e da voci diverse, che si mescolano insieme e si prestano al gioco e alla guida che dirige i movimenti. Sembra la scena di un film che richiede collaborazione e pazienza! E i cartelli si alzano, si abbassano, le linee si definiscono. E il CUORE prende forma. Poi la folla si fa da parte e per un lungo attimo cede il passo al silenzio e alla commozione. “Un popolo è venuto… e il cuore ti ha portato”. Anche questa frase si è affacciata spontanea e improvvisa alla mia mente, riecheggia e rievoca un Angelo azzurro calato per porgere un giglio. Volevamo far emergere un desiderio comune, senza urlare, senza recriminare. E così è stato! E l’intuizione di una sera, è diventata rumore soffuso e costante che ha scosso coscienze e che forse sbloccherà ingranaggi”.
Ma la sfida era anche quella, ribadisce Fabbo, di focalizzare “l’attenzione sul fatto che non si tratta soltanto di un monumento con una valenza spirituale e religiosa, ma si tratta di diffondere nell’opinione pubblica la percezione che siamo di fronte a un monumento prezioso dal punto di vista archeologico. Questo aspetto è quello che purtroppo è stato sempre percepito come secondario, di qui l’idea di cominciare a muovere dei passi precisamente in questa direzione: quindi la manifestazione di ieri non è finalizzata a se stessa ma è soltanto il primo passo di un lungo percorso a più voci che ci attende”
Un’iniziativa resa possibile dal sostegno della proloco attivamente coinvolta nella realizzazione pratica della scenografia, del Touring Club Italiana nella persona del console Dino Giovino che ha sostenuto efficacemente l’intervento. Tanti i contributi arrivati da cittadini, intellettuali, attivisti, dal preside Paolo Marotta alla poetessa Antonietta Gnerre. Un pomeriggio di incontri. di sorrisi, di mani strette in un clima di serenità e voglia di fare.