L’attenzione dei media, in questo momento, sembra in gran parte rivolta agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Il progresso tecnologico sembra ormai promettere enormi risorse. Tuttavia rimane sempre il problema dell’uso che le grandi potenze ne faranno, come si è verificato con la scoperta dell’energia atomica.
I “miracoli” della tecnologia potrebbero risolvere molti problemi. Tutto però rimane legato al senso che si dà alla vita umana. Se cioè prevale il valore del bene comune oppure quello del profitto e del predominio degli uni sugli altri, dell’homo homini lupus.
Le folle, colpite dai prodigi compiuti dal “Maestro”, facevano i salti mortali per raggiungerlo. “Trovatolo, di là dal mare, gli dissero: Rabbi, quando sei venuto qua? Gesù rispose: In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6, 24-35).
I miracoli compiuti da Gesù, come quelli della scienza, possono avere un impatto notevole sulla percezione delle folle. Ma non bastano se nello stesso tempo non servono a riscoprire le potenzialità dell’uomo, la sua superiore dignità, il suo rapporto con Dio, l’opera della salvezza compiuta con l’incarnazione del Figlio, il suo messaggio di amore universale e di giustizia.
E ancora Gesù: “Il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo… Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (idem). Se anche facessi i miracoli, dirà l’apostolo Paolo, ma non avessi la carità, sarebbe tutto vano.