di Virgilio Iandiorio – Il riferimento ai proverbi, agli aforismi, alle massime dei miei nonni non è solamente un nostalgico tuffo nel mio passato, ma un insegnamento costante, un richiamo alla realtà, un invito a guardare le cose e gli uomini senza quelle lenti che li deformano, piuttosto che metterli a fuoco.
Ricca di insegnamento è la storiella del parroco e della campana rotta, che mi raccontava spesso mia nonna paterna, Annamaria. Un giorno, un gruppo di giovani corre alla casa dal parroco e trafelati gli dicono in coro:” Zi’ Accipreote, hanno rutto a campana ra chiesa”. E il sacerdote senza indugio:” Chiamate subito i Carabinieri; arrestate ‘sto delinquente”. E uno dei giovani:” Zi Accipré, è stato o nepote vuosto”. “E’ stata una disgrazia!” sottolineò subito il parroco.
Morale della storiella, noi giudichiamo in base a interessi di parte. Il delitto non è poi così grave se a commetterlo è uno della mia famiglia, o dei miei amici o del mio partito. E qui ognuno ha una quantità di esemplificazioni, che sommate non basta un libro per contenerle ed enumerarle.
Vuoi vedere che siamo fatti come ci immaginava Fedro due millenni fa? “Giove -scrive il favolista Fedro- ci mise addosso due sacchi; quello pieno dei nostri vizi ce lo collocò dietro le spalle perché non lo vedessimo, l’altro pieno stracarico dei difetti degli altri ce lo mise davanti sul nostro petto. Per questo motivo noi non vediamo i nostri difetti, ma diventiamo caparbi, ostinati e inflessibili censori di quelli degli altri, perché li abbiamo sotto gli occhi.”
Se ci soffermiamo un attimo su quello che avviene in questo momento nel modo, ci rendiamo conto di quanta partigianeria c’è nelle notizie, nelle foto, nei commenti scritti e parlati sui media di tutto il mondo. E sì. Perché ognuno vede bene i difetti, le colpe degli altri, soprattutto quando vuole trovarli; ma i propri sono così piccoli e insignificanti da non valere la pena, nemmeno di essere enumerati.