Riconoscimento di prestigio per l’architetto irpino Mario Pagliaro. Nella storica Sala della Protomoteca in Campidoglio la seconda edizione del Premio Templum Architetti italiani, un evento dedicato alla celebrazione dell’eccellenza architettonica italiana, l’iniziativa ha premiato i migliori progetti di architettura e design di ogni regione d’Italia. Per la Campania, il Comitato d’Onore, presieduto dall’Architetto Massimo Crusi, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, ha scelto di assegnare il riconoscimento a Mario Pagliaro architetto per l’Intervento di funzionalizzazione realizzato nel Mastio del Castello di Montemiletto con la ditta Da.Ca.Sud costruzioni srl.
“Il progetto – spiega Mario Pagliaro – nasce per la valorizzazione di un bene culturale ad oggi senza una sua vita propria. Il Mastio del complesso detto “Castello della Leonessa” in Montemiletto, è un elemento tipico delle fortificazioni medioevali. Una torre, più alta delle altre, centro nevralgico del complesso ed ultima difesa in caso di attacco. In più, quello di Montemiletto, attraverso graffiti e scritte incisi nell’intonaco, conserva viva anche la tragica memoria del suo essere stato prigione tra il XVI e il XVII secolo. L’obbiettivo dell’intervento, è di conferire una nuova funzionalità del Mastio e di mettere in scena questa funzione attraverso un metodo progettuale fondato su precise intenzioni. Il restauro è fondato su un’ipotesi critica e in quanto tale è legittimo che possa essere messo in discussione. Per questo, le nuove opere non possono diventare un vincolo eterno ma devono prevedere sia la possibilità di durare per sempre, quanto la possibilità di essere rimosse senza lasciare traccia. L’obiettivo è stato quello di distinguere tra ciò che è integrazione e ciò che, invece, è originale, per lasciar leggere e capire il monumento nella sua verità storica. Qualsiasi intervento, su un struttura antica può portare a snaturare la sua storicità. Per evitare questo, “l’ideale è studiare molto per fare poco. La complessità spaziale dei luoghi, la loro limitata dimensione e la volontà di progettare anche la sostenibilità futura della loro gestione, ha consigliato di non caratterizzare rigidamente le nuove funzioni. Le scelte progettuali, quindi, ha ricercato la massima compatibilità della nuova destinazione”.