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MERCOGLIANO- Quattordici denunce di violenza di genere raccolte nei primi sei mesi di attività del Centro Antiviolenza istituito dall’ambito territoriale sociale A02, con sede nel Comune capofila, Mercogliano. Il report sui servizi erogati nella prima fase di lavoro dello sportello del Centro Campanello, sono stati esposti nel corso di una conferenza stampa alla presenza, tra gli altri, di assistenti sociali, psicologi e avvocati che vi lavorano, del Presidente d’ambito Giacomo Dello Russo, del numero uno della Coopertiva Sociale di gestione ( La Goccia) Rosario Giovanni Pepe e della consigliera di parità della Provincia e di recente nomina anche per la Regione, Mimma Lomazzo.
I numeri presentati, in termini sia quantitativi che qualitativi qualitativa dei servizi erogati dal centro, per la coordinatrice della struttura,Romina Amicolo, sono significativi sia per il lasso di tempo breve dalla nascita del Centro, sia per la crescita delle denunce nel tempo. Donne di un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, quelle che hanno chiesto supporto al Centro di Mercogliano perchè stanche di ricevere violenza da mariti o ex che non accettano la fine della relazione. Non c’è distinzione di ceti sociali, quando si parla della difficoltà che si vivono nell’ambito familiare. Degli otto comuni dell’ambito A02 ( ma vi sono denunce pervenute da altri territori), si sono rivolte casalinghe e professioniste.
Passi certamente in avanti, quelli che si stanno compiendo per garantire supporto e presa in carico delle donne che hanno deciso di dire basta a violenza fisica e psicologica. Ma ancora non basta. Occorre fare di più. Prevenzione e sensibilizzazione a partire dalle scuole, sono attività importanti che il Centro di Mercogliano promuove costantemente.
Tuttavia nel corso del confronto nessuno ha nascosto le difficoltà legate alla mancanza di una rete organizzativa, in primis con gli assistenti sociali del Comuni, così come è emersa unanime la preoccupazioneche, scaduti i dodici mesi di sperimentazione concessi alle nascienti strutture dalla Regione Campania, il Centro cesserà di vivere e le donne si troveranno di nuovo allo sbando. Lo ha sottolineato con forza la consigliera Lomazzo, spronando i referenti dell’ambito A02 a raccogliere sistematicamente e metodologicamente i dati per renderele cifre del lavoro svolto e dei servizi erogati affinchè il percorso non venga sospeso a metà. Allo stesso tempo la Lomazzo ha messo in evidenza come i dieci centri spalmati sul territorio irpino che si occupano del contrasto alla violenza, sono troppi.
Una razionalizzazione e armonizzazione dei servizi offerti dalle varie strutture, attraverso una rete di coordinamento, per la consigliere sarebbe auspicabile anche in termini contenimento della spesa per il mantenimento in vita di pochi ma operativi Centri. A dirsi preoccupata dal futuro della struttura di Mercogliano, anche l’assistente sociale Carmela Grimaldi: “Il finanziamento regionale copre solo un anno di attività e tutte noi siamo preoccupate per il futuro di queste donne che sono solo in una fase iniziale del loro percorso. Anche queste circostanze, questa incapacità delle istituzione di creare rete sul territorio, provoca sfiducia nelle persone. Una donna che decide di compiere un passo così significativo ma allo stesso tempo doloroso di denunciare un fatto accaduto nel proprio nucleo familiare, se non ha certezza di un sostegno adeguato nel tempo, non si sente tutelata e supportata e preferisce continuare a subire violenza, percià è necessaria un’azione più sinergica anche con le istituzioni”.