Valle Ufita –“Di notte, non alla luce del sole, è stata svenduta a Seri, Industria Italiana Autobus“: così il segretario generale Fiom, Michele De Palma, contattato dall’Ansa sulla vicenda dello stabilimento flumerese. Chi avrebbe agito nottetempo, per De Palma, è stata la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto, “che non ha mostrato nessuna volontà di avere un confronto definitivo con le organizzazioni sindacali”. Senza nemmeno avere “il coraggio del ruolo istituzionale che dovrebbe avere”.
Il segretario nazionale del sindacato di Landini, ha così commentato l’annuncio della cessione delle quote pubbliche di IIA in mano a Leonardo e a Invitalia a Seri Industrial. Adesso Seri Industrial è proprietaria del 98 per cento delle azioni mentre Invitalia resterà socia di minoranza al 2%. L’accordo sarà finalizzato entro il 30 giugno. Perché non sono sdate prese in considerazione le manifestazioni di interesse del supergruppo formato da Valerio Gruppioni e Maurizio Stirpe, Maurizio Marchesini e Nicola Benedetto.
Per non parlare dei cinesi di Ccig, che potrebbero rientrare in discussione adesso che ci sono i Civitillo brothers. Poi la svolta decisiva. Nemmeno tanto inattesa. De Palma, intanto, si rivolge ancora alla sottosegretaria alle Imprese Fausta Bergamotto, chiedendole: “Aveva detto che prima della decisione ci sarebbe stato un confronto con le organizzazioni sindacali, a partire dalla verifica della credibilità dei compratori e poi sul piano industriale e occupazionale”.
Mentre, ancora oggi, invece “non abbiamo comunicazioni del governo, di nessun tipo. Solo i comunicati di Seri e Leonardo. Siamo a un livello vergognoso di rispetto reciproco”. Per De Palma “la scelta del governo senza aver fatto nessuna verifica con le organizzazioni sindacali è una lesione al rapporto con i sindacati e con le lavoratrici e i lavoratori. Oggi non ci sarebbe Industria italiana autobus senza quei lavoratori, su un punto che è strategico”.
Per questi motivi, chiarisce il segretario, “le responsabilità non possono essere scaricate su chi, in quella fabbrica, ci lavora. È evidente che per noi la questione, nei confronti del governo e di tutti, non è chiusa”.