È nella capacità di continuare a gettare semi nel presente la forza della lezione di don Ferdinando. Una lezione profetica come la definisce il vescovo di Avellino Arturo Aiello, in occasione del convegno a lui dedicato nell’anniversario della morte, nella cornice del Teatro d’Europa. “E’ stato – spiega – un sacerdote fuori misura, capace di guardare avanti rispetto al proprio tempo e per questo talvolta incompreso. Non possiamo che nutrire una riconoscenza immensa nei confronti di chi come lui e don Michele Grella hanno animato il territorio con il suo carisma”. Ribadisce come siano le opere a parlare della sua dimensione profetica “Era un sacerdote proiettato verso il futuro. Lo testimoniano il Murale della Pace realizzato negli anni ’60 nella chiesa di San Francesco, in un momento in cui era impensabile che l’arte potesse mandare un simile messaggio, riunendo in una stessa opera personaggi così diversi tra loro come Fidel Castro e San Francesco. L’arte diventa in questo modo preghiera. Penso anche a progettualità come la Caritas diocesana. Ma sono tante le sue creature che continuano ad essere fortemente vive proprio come il Teatro d’Europa. L’arte teatrale ha un potere straordinario perchè, mentre fotografa la realtà la cambia, potremmo dire che determina più guarigioni degli ospedali. Questo è valido per gli attori ma anche per il pubblico che esce purificato dall’incantesimo teatrale”. Ricorda il volumetto dedicato a don Ferdinando e voluto dalla diocesi che riunisce le testimonianze di tanti amici “contro la damnatio memoriae che ci perseguita, per difenderci dalla prigione dell’attimo fuggente in cui siamo rinchiusi”
A parlare di una presenza che non ha mai smesso di accompagnarli nel loro percorso Luigi Frasca e Angela Caterina. A loro il compito di introdurre il confronto moderato da Stefania Marotti: “E’ difficile parlare di lui al passato – spiega Angela Caterina – Credeva nei giovani e nel potere della Provvidenza. Parlava di un tempo di Dio che non era il nostro. Se c’era un problema era lui a rassicurarci che tutto si sarebbe sistemato. Ci ha trasmesso questa idea di teatro come spazio che aiutasse i giovani a sentirsi liberi ed è la missione che portiamo avanti. E’ stato per noi un padre, un sacerdote, un amico”. “Se i ragazzi avranno bisogno tu devi esserci” ricorda Gigi Savoia, direttore artistico del Teatro “Ho accettato questa sfida anche per mantenere una promessa fatta a don Ferdinando, uomo di grande carisma e generosità, tra i primi a intuire la forza del teatro nella formazione dei giovani. Ma è importante che si riesca a creare una rete con scuole e istituzioni”. E annuncia la presentazione nelle prossime settimane della nuova stagione. Il sindaco di Cesinali Dario Fiore rivendica con orgoglio come il Teatro d’Europa sia un patrimonio della comunità, da difendere “Don Ferdinando ci ha donato questo luogo che è una ricchezza, gli abbiamo reso omaggio intitolandogli una piazzetta e un murale ma la sfida è quella di far crescere questo spazio teatrale perché sia sempre più cuore pulsante del territorio, offrendo un’opportunità di socializzazione e crescita ai giovani”. Il professore Ettore Massarese spiega di essere stato molto colpito dall’esperienza del Teatro d’Europa “Una realtà che può esplodere in una luccicanza, un’autentica oasi nel deserto. La forza del teatro, legata al gioco della finzione, alla sospensione dello spazio tempo, al rapporto interattivo tra attori e spettatori è nel riannodare le fila delle radici, rafforzare il senso di appartenenza, costruire l’identità di una comunità. La sfida è fondere tradizione e innovazione, a partire dalla dimensione arcaica che contraddistingue l’Irpinia, da un’antropologia di appartenenza che solo il teatro può raccontare, basti pensare al patrimonio rappresentato dalle zeze, alla capacità di legare drammaturgia e musica. Sarebbe bello che i giovani capissero che c’è altro, che l’anima può vibrare su un palco, ritrovando il senso del presente, restando sul territorio ma provando a riraccontarsi partendo dalle origini”.
La dirigente del liceo Virgilio Lucia Forino si sofferma sul ruolo centrale che il teatro può rivestire nella formazione “C’è stato da parte del Ministero un cambio di passo, la legge riforma del 2015 sulla Buona Scuola invita a fare sì che l’educazione teatrale non sia legata a momenti extracurricolari ma possa avere un ruolo centrale nel curricolo. Di qui l’opportunità offerta da fondi europei e regionali per incentivare progettualità teatrali anche con la collaborazione di artisti di spessore. E’ l’obiettivo che portiamo avanti anche nel nostro istituto, convinti che il teatro aiuti i ragazzi a esprimere sè stessi, ad andare incontro all’altro, ad accogliere. Ma c’è bisogno di un ulteriore salto di qualità. di vincere pregiudizi ancora legati al teatro come disciplina scolastica”. Lo ribadisce anche la professoressa Angelina Aldorasi, storica dirigente scolastica del Convitto e oggi formatrice “Il Teatro diventa uno strumento importantissimo per vincere le fragilità dei nostri giovani. Immedesimandosi nei personaggi, riescono a comprendere il proprio universo emotivo, a fare squadra, vincere debolezze e rispettare le regole. Mi chiedo, dunque, perchè non possa essere una disciplina per tutti, perchè non si possa immaginare di inserirlo a tutti gli effetti nel curricolo scolastico, dalla primaria alla secondaria”. Il dirigente dell’istituto agrario De Sanctis Pietro Caterini ricorda i progetti legati al linguaggio cinematografico portati avanti nell’istituto che consentono ai ragazzi di rafforzare l’autostima. Il regista Modestino Di Nenna pone l’accento sulla scommessa vinta di Luigi Frasca e Angela Caterina “Troppo spesso si dimentica quanto sia difficile gestire un teatro, bisogna dare atto ad Angela e Luigi di non essersi mai arresi e di aver dato un’anima a questa struttura”.
A prendere la parola è anche Carmelina D’Amore della Fondazione Irpinia che ricorda il potere della cultura come strumento di democrazia, di qui la necessità di avvicinare i giovani all’arte attraverso spazio come questo. “Il nostro impegno – promette – sarà quello di sostenere il Teatro d’Europa intercettando finanziamenti che possano aiutarvi a realizzare i vostri progetti”. Don Michele Ciccarelli, parroco della Ferrovia, ricorda come sia un grande onore per lui reggere la parrocchia guidata da don Ferdinando che accoglie il bellissimo murale della Pace “Il teatro è stato fondamentale per me e lo è anche per i giovani della parrocchia. Diventa uno spazio di aggregazione, una fucina di creatività ma anche uno strumento di evangelizzazione”
Tante le testimonianze di amici accorsi per rendere omaggio a don Ferdinando come quella di Franco D’Ercole “E’ sempre stato un riferimento per me, quando sono arrivato ad Avellino all’età di sedici anni, è stato il primo ad accogliermi nella parrocchia della Ferrovia. E’ nato da allora un legame profondo che non si è mai interrotto. Abbiamo camminato sempre insieme, dall’Azione cattolica che ho guidato fino a diventare vicepresidente diocesano con Mario Agnes al mio ingresso in politica. Non sono mancati conflitti anche ideologici, mi chiese di impegnarmi per la Ferrovia con la Dc ma gli spiegai che il mio orientamento politico era diverso. Malgrado ciò, mi ha sempre guidato e incoraggiato, è sempre rimasto al mio fianco. Da parte mio ho cercato di sostenerlo in questo progetto, siamo riusciti a salvare questa struttura, anche quando con un pizzico di incoscienza aveva investito sulla nascita del Teatro d’Europa”. Il professore Fausto Baldassarre ricorda come “Era un uomo straordinario. Fu lui a chiedermi di scrivere una sceneggiatura su Giuseppe Moscati, avendo compreso l’alto magistero del medico santo. Amava tantissimo anche la Beata Teresa Manganiello, ne sentiva spesso parlare nella sua esperienza nelle carceri, la testimonianza che ha consegnato è andata a comporre la ricca documentazione che ha condotto alla sua beatificazione”. Non nasconde la commozione “Don Ferdinando è stato maestro e testimone. Si faceva carico dei problemi degli altri come fossero i propri e riusciva sempre a trovare una soluzione. Amava il linguaggio parlato dal popolo. Di qui nasceva il suo vero interesse per la cultura popolare”