Sono preghiere, canti e riflessioni, storie e racconti, dai versi dell’Iliade alle parole dei poeti di Gaza, dalle pagine di Tiziano Terzani a Gianni Rodari. Tanti anche i componimenti inediti che raccontano l’indignazione per l’orrore a cui assistiamo ogni giorno e la necessitò di riscoprire reti di solidarietà. A leggerle poeti, artisti, scrittori ritrovatisi ieri pomeriggio, in piazza Libertà, grazie all’impegno di Insieme per Avellino, Pax Christi, Archeoclub e Laudato si’, associazioni in prima linea nella promozione dei valori di pace e dialogo. Lo sottolinea Pasquale Luca Nacca di Insieme per Avellino ribadendo come solo restando uniti sia possibile far sentire la propria voce, lo ribadisce Luigi Ferrara di Pax Christi, presente insieme a don Gerardo Capaldo, mentre Mirella Napodano della comunità Laudato si’ spiega come “E’ necessario parlare tutti i linguaggi perchè risuoni la parola della pace, quello poetico è il linguaggio più potente, la poesia è di per sè pace. Oggi più che mai, in tempi in cui alcuni Stati attentano alla sovranità di altri paesi, in cui regna l’indifferenza nei confronti della sofferenza di popoli come quello palestinese, è necessario ristabilire una rinnovata ‘armonia nel mondo in cui viviamo, fare pace con tutti gli elementi che compongono l’universo, a partire dall’ambiente, dalla natura che ci circonda. Contemplarla è già poesia”. E sottolinea con amarezza come “Il genere maschile sembra essere ancora innamorato della guerra, come testimonia la corsa al riarmo”
Maria Consiglia Alvino si dice convinta che “la parola è l’unica cosa che ci resta per far sentire la nostra voce ed è ancora più importante in questo momento in cui tutto tenta di silenziarci, la condivisione si carica perciò di un valore forte. La poesia diventa così strumento di comunità”. Cinzia Coppola spiega come “Se guardiamo alla terribile condizione in cui vivono altri popoli, scopriamo come dobbiamo essere grati per i doni che riceviamo ogni giorno, come quello della libertà, della possibilità di far sentire la nostra voce, di scendere in piazza e leggere i nostri versi. Essere qui è non solo l’occasione per lanciare un messaggio ma anche per ascoltarlo. Io ho scelto di partire da una raccolta di giovani autori palestinesi, tra questi anche quello di una poetessa morta sotto i bombardamenti, vogliamo rendere omaggio alle voci di chi vive la guerra”.
Clara Spadea pone l’accento sul valore centre che riveste oggi la poesia “Sono tempi in cui si sente parlare solo di violenza e guerra, i giovani sono imbevuti di queste parole, ecco perchè è importante riscoprire il valore della poesia, capace di risvegliare emozioni, di ricordarci che esistono sentimenti dolci come l’amore e la pace”. Elena Opromolla ribadisce come “La scrittura è uno strumento per conoscersi, la poesia permette alla persona di esprimere ciò che sente, di imparare ad ascoltarsi, perché solo imparando ad ascoltarsi è possibile ritrovare la pace interiore. La scrittura ci aiuta a tirare fuori le nostre emozioni ma diventa anche strumento civile, come accade in momenti come questi, è il nostro modo di ribellarci, di denunciare, di dire no a ciò che ci impongono”. Antonella Leone consegna i suoi versi in vernacolo in “Na voce” “La voce di cui parlo è quella della coscienza, quella che oggi manca. E’ da lì che dobbiamo partire. La coscienza può aiutarci a risvegliarci, a scuoterci dal torpore in cui viviamo”.
Carmine Gaita interpreta “Il tempo di buio e fiamme”, immaginando un mondo terribile, non così diverso da quello in cui viviamo oggi, che “I nostri occhi non vorranno vedere”, in cui “l’io non avrà significato” e “il noi non si potrà usare” e legge il bellissimo discorso finale del Dittatore di Chaplin, sottolineando l’importanza della mobilitazione dal basso, dei movimenti di opinione, di una presa di coscienza del popolo per costringere i governanti ad agire. Monia Gaita consegna, in un suo componmento, il dolore di un ragazzo palestinese nello scoprire la morte del padre, ucciso nel suo ospedale, bombardato, mentre era al lavoro e la difficoltà di immaginare il futuro per chi vive a Gaza e nelle terre colpite da conflitti, Vera Mocella legge l’intenso lamento di un padre per un mondo di morte “Se riuscissi a guardarti negli occhi, senza provare vergogna….”. “La pace – sottolinea Emiliano Iandoli, nel leggere un testo di Whitman, “Riconciliazione” – è un diritto fondamentale di ogni essere umano, il fondamento su cui costruire una società più giusta e più armoniosa. L’invito che lanciamo oggi è quello di trovare nuovi modi per costruire un mondo più armonioso e più giusto”. Antonio De Feo ricorda come l’ignoranza, la non conoscenza dell’altro è la causa di ogni guerra, Assunta Panza Sanzari sottolinea come la parola possa diventare pietra ed essere più potente delle armi, Antonella Festa si sofferma sulle contraddizioni del progresso mentre Maria Ronca ricorda come “La guerra di un popolo è la guerra di tutti e non possiamo restare in silenzio, la poesia diventa strumento per sensibilizzare le coscienze”. A far sentire la loco voce anche Gaetano Calabrese, Antonio Cucciniello, Carmen De Vito, Paolo De Vito, Diamante Faggiano, Nicola Guarino, Francesco Maria Olivo, Marco Parisi, Rosa Bianco.
Di forte intensità anche la mostra fotografica allestita dal collettivo composto da Gabriele Simonetti, Giuseppe Urciuolo e Giuseppe Piciocchi che raccontano l’umanità e l’amore, attraverso il bianco e il nero per restituire più forza alle immagini “Il nostro progetto si è soffermato in particolare sul corpo, sullo sguardo, a partire dal confronto con sè stessi e sui luoghi dell’amore, da scalini a panchine. Siamo contenti di essere qui per unirci al corpo di queste voci in difesa della pace. Ma è chiaro che la pace deve partire da ciascuno di noi, riscoprendo la forza di sentimenti come l’amore, la forza del noi. Dobbiamo tornare ad amarci”. Alla declamazione dei versi e all’esposizione delle foto si è affiancata la presentazione della petizione lanciata dagli insegnanti per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti palestinesi, coordinata da Tiziana Guidi.