La mala nuttata è a figlia femmena, dice un antico proverbio del Sud. La figlia femmina è sfortuna, alla figlia femmina bisogna pagar la dote, bisogna difenderne l’onore anche col sangue, bisogna sposarla, bisogna, bisogna… è un calderone infinito di ribellioni e storie insanguinate quello che rimesta la strega, la mamma-na, non madre, ma Madre, di tutte le donne che appena nate sono state avvinte da invisibili, talvolta anche visibili, catene di doveri, stigmi, dogmi assurdi. Da questa consapevolezza nasce lo spettacolo “La figlia femmina”, produzione Binario Vivo, con Maria Piscopo e Irene Rametta, cortesia Silvoa Lazzeri, in scena il 23 agosto al Teatro Nuovo di Lioni nell’ambito degli appuntamenti promossi dall’amministrazione comunale di Lioni. La strega evoca e racconta le nascite e le morti di queste donne speciali, che hanno incoccato frecce avvelenate nel cuore dell’angelo del focolare, che perciò sono state accostate al Diavolo, punite e spesso ammazzate. Ma le loro voci e le loro storie sono diventate canti.
Irene Rametta e Maria Piscopo intrecciano la canzone popolare alla prosa per narrarci otto storie di donne del Sud Italia, figure vere ma leggendarie, donne che non vollero essere angeli, che non chinarono la testa, che sfidarono i loro tempi e la Storia inseguendo l’amore e l’ideale. Sono molteplici i codici utilizzati: la prosa si intreccia alla musica, al canto, alle videoproiezioni.