In tantissimi anche dall’Irpinia per porgere l’ultimo saluto a Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, dove la salma del Pontefice resterà fino al 25 aprile, quando la bara sarà chiusa alle ore 20. Pellegrini e turisti hanno atteso sulla piazza l’apertura delle porte alle ore 11 per poter entrare a rendere omaggio davanti alla bara aperta. A partire dall’Irpinia sacerdoti, giovani, famiglie nel segno di quel legame forte che univa i fedeli al Papa degli ultimi. Tanta l’emozione ma più forte il desiderio di abbracciare quel Papa così amato. Già per la traslazione del feretro da Casa Santa Marta alla Basilica erano presenti 20mila persone sulla piazza secondo i numeri forniti dalla Gendarmeria vaticana.
Tra i primi a rendere omaggio a Papa Francesco don Luca Monti, parroco della chiesa di Sant’Ippolisto ad Atripalda “Sono partito ieri sera insieme a due seminaristi, abbiamo alloggiato in un istituto di suore e mi ha colpito l’atmosfera che si respirava nella tarda serata di una Roma stranamente deserta. Anche stamattina la città era blindata ma il flusso di persone non era ancora così continuo, ricordavo le ore di attesa per rendere omaggio a Papa Giovanni Paolo II ed ero quasi dispiaciuto nel non trovarmi di fronte alla folla prevista. Quando, poi, la salma è stata portata a San Pietro, tutto è cambiato, sono cominciati i chilometri di fila. Si toccava con mano l’affetto della gente. A rendergli omaggio giovani, coppie, famiglie, bambini con i genitori, sacerdoti, c’era di tutto ma i fedeli si sono avvicinati alla salma di Francesco con raccoglimento e rispetto. Anche noi abbiamo rivolto la nostra umile preghiera”. Don Luca spiega come “Il Papa è il Papa, ho sentito il dovere di rendergli omaggio. Poi, Papa Francesco ha offerto una forte sollecitazione evangelica, non è stato un Papa rivoluzionario, non ha mai voluto cancellare con un colpo di spugna la tradizione che per la Chiesa è importantissima e deve essere tramandata. Papa Francesco ha portato il suo linguaggio nel suo essere Pontefice e si è messo in ascolto. Era un gesuita e da buon gesuita ha dato importanza alla parola discernimento, ogni caso deve essere ascoltato da un cuore sacerdotale, senza giudicare. Ci ha fatto conoscere le inquietudini, le gioie dell’umanità bella che sta nel mondo”.
Don Luca ricorda come “Incontrai Papa Francesco il 22 febbraio del 2017, non avevo fatto nulla per sollecitare quell’incontro, ma mia sorella era morta l’anno precedente in un attentato terroristico e in un rincorrersi di coincidenze, il Papa volle abbracciare me e la mia famiglia e rivolgerci la sua benedizione. La sera stessa sarei partito per il Bangladesh, così il suo saluto mi sembrò ancora più prezioso. Il mio pellegrinaggio, la mia preghiera, sono stati anche un modo per ringraziarlo per la sua vicinanza dopo la morte di mia sorella. Ricordo che incoraggiò me e la mia famiglia ad andare avanti nella strada del perdono, che è difficile ma è una scelta radicale che cambia lo sguardo. Il 3 maggio torneremo a Roma nell’ambito del pellegrinaggio della diocesi. Sarà un altro modo per rendere omaggio alla memoria del Pontefice”.
L’Irpinia lo ricorderà con una serie di celebrazioni a lui dedicate. Giovedì 24 aprile, alle 20, nella cattedrale di Avellino si terrà una santa messa in memoria di Papa Francesco, presieduta dal vescovo Arturo Aiello. Anche la diocesi di Ariano lo ricorderà il 24 aprile nel corso di una celebrazione in cattedrale, alle 19, presieduta dal vescovo Sergio Melillo. A Sant’Angelo dei Lombardi, in cattedrale, una santa messa di suffragio si terrà il 29 aprile, alle 19, presieduta dal vescovo Pasquale Cascio