La Procura di Avellino ha chiuso le indagini sul filone bis dei presunti “corsi fantasma” all’ Alto Calore, per cui sarebbero stati chiesti anche saldi dei finanziamenti ottenuti (quelli post Covid) e grazie all’utilizzo delle fatture anche delle esenzioni dalle imposte.
Quattro gli avvisi di chiusura firmati dal pm della Procura di Avellino Luigi Iglio sulla base delle indagini condotte dai militari delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, agli ordini del tenente colonnello Alessio Iannone, nei confronti dell’ ex amministratore unico Michelangelo Ciarcia, l’ex componente dello staff dell’allora amministratore Pantaleone Trasi e per il legale rappresentante della Cat Servizi Gerardo Santoli e per il procacciatore della società Raffaele Castagnozzi, difesi dai penalisti Claudio Botti, Nello Pizza, Marino Capone, Luigi Petrillo e Angelo Leone .
Le ipotesi a vario titolo contestate ai quattro indagati sono per l’ex amministratore unico di Alto Calore Michelangelo Ciarcia, accusato in concorso con Pantaleone Trasi quella di malversazione di erogazioni pubbliche (316 bis cp) e anche di altri reati. Contestata anche agli stessi Ciarcia e Trasi in concorso con Raffaele Castagnozzi e Gerardo Santoli l’ipotesi di reato di tentata truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Le indagini coordinate dai pm Vincenzo Russo e Luigi Iglio avrebbero fatto emergere come la stessa società Alto Calore era stata ammessa a beneficiare del finanziamento pubblico per 454.912,50 euro nell’ambito del programma Fondo Nuove Competenze, fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo nato per contrastare gli effetti economici dannosi dell’epidemia Covid-19, con lo scopo di permettere alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori destinando parte dell’orario alla loro formazione rimborsando il costo delle ore di lavoro in riduzione destinate alla frequenza dei corsi. Per cui avrebbe ottenuto nel settembre del 2021 l’anticipazione del contributo nella misura del 70% dell’importo finanziato, pari a euro 318.438,75 materialmente erogati dall’ INPS su mandato di ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, competente sull’erogazione), non destinava il contributo ricevuto alle finalità previste, mai procedendo ad organizzare e svolgere realmente i corsi di formazione in presenza che aveva dichiarato di voler svolgere.