I giudici dell’Ottava Sezione del Tribunale di Napoli (collegio F) hanno revocato il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per due dei tre imprenditori coinvolti nella seconda fase dell’inchiesta Dolce Vita. La misura, notificata lo scorso luglio, è stata annullata per il “difetto di esigenze cautelari”, senza valutazioni sulla gravità degli indizi.
Il Tribunale della Libertà ha richiamato la pronuncia della Corte di Cassazione relativa a Gianluca Festa, ex sindaco di Avellino e figura centrale dell’inchiesta. La Cassazione, lo scorso 18 settembre, ha dichiarato la “carenza di attualità delle esigenze cautelari” nei confronti di Festa, che è accusato, in concorso con Pancione, del reato descritto al capo D dell’indagine. Questo giudizio ha avuto un effetto diretto sulla posizione degli imprenditori. Infatti, il Tribunale ha evidenziato che, essendo Festa il principale indagato, la decisione della Cassazione condiziona inevitabilmente anche le valutazioni sui coindagati.
La Suprema Corte di Cassazione, interpellata da Gianluca Festa con un ricorso per saltum contro il provvedimento emesso dal GIP l’8 luglio 2024, ha annullato la misura per la mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Questa decisione, che riguarda il principale protagonista degli illeciti accertati e di ulteriori imputazioni, si riflette automaticamente anche sugli altri coindagati, come Pancione.