Inchiesta Dolce Vita, la Procura di Avellino chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco Gianluca Festa e per altre ventisette persone.Le notifiche sono state recapitate nella mattinata e riguardano il filone principale dell’indagine, per cui a fine dicembre scorso erano stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari firmati, dal Procuratore della Repubblica Domenico Airoma, da dal Procuratore Aggiunto Francesco Raffaele e dal pm Fabio Massimo Del Mauro.
Gli imputati dovranno comparire per rispondere a vario titolo di accuse che vanno dall’associazione a delinquere, alla corruzione nell’esercizio delle funzioni, al peculato, al falso ideologico fino alla ricettazione il prossimo 15 ottobre davanti al Gup del Tribunale di Avellino.
In pratica la Procura ha concluso il lavoro, iniziato a settembre 2023, che aveva portato all’emissione delle due ordinanze di custodia cautelare
per l’ex sindaco Festa, (poi annullate dalla Cassazione), aggiungendo prove e nuovi dettagli rispetto all’impianto accusatorio iniziale. Tra gli episodi sotto esame, oltre al noto caso della scomparsa di un computer, figurano anche gli affidamenti diretti per la comunicazione dell’evento Eurochocolate, l’organizzazione del concorso per vigili urbani — sospeso a seguito di un blitz della Guardia di Finanza — e alcune assegnazioni ritenute anomale.
LE ACCUSE
A far parte dell’associazione a delinquere, secondo la Procura, oltre all’ex fascia tricolore del capoluogo irpino, l’architetto Fabio Guerriero, l’ex dirigente Filomena Smiraglia e il dirigente comunale Gianluigi Marotta. Nelle accuse Festa viene considerato il dominus del sistema che sarebbe stato messo in piedi durante la passata consiliatura, con la finalità della gestione di appalti in cambio di denaro o altre utilità. Per questo all’ex primo cittadino sono stati contestati i reati di associazione a delinquere, corruzione, tentata induzione indebita, rivelazione del segreto istruttorio, e il falso ideologico; Festa deve rispondere anche di peculato, per la sottrazione del pc del comune, ma non di depistaggio: la procura si è attenuta dunque alla valutazione della Cassazione. L’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, era tornato in libertà dopo 154 giorni trascorsi ai domiciliari, nell’indagine che il 18 aprile scorso portò al suo arresto, per l’inchiesta “Dolce Vita”, con la Procura di Avellino ad ipotizzare nei suoi confronti l’associazione a delinquere, depistaggio e corruzione. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione aveva, però, disposto l’annullamento, senza rinvio dell’ordinanza emessa l’8 luglio dal gip del Tribunale di Avellino che, su richiesta della Procura, aveva rinnovato gli arresti domiciliari per l’ex primo cittadino, per presunte dazioni di denaro ricevute da tre imprenditori, indagati a piede libero, in rapporti di lavoro con il Comune. La Suprema Corte aveva disposto l’annullamento di due misure cautelari richieste dalla Procura e confermate dal Gip del Tribunale di Avellino il 18 aprile e il 10 luglio del 2023, accogliendo così le richieste che la difesa, “per saltum”, aveva presentato attraverso i difensori, Luigi Petrillo e Dario Vannetiello.