Dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Gianluca Festa e altri 27 imputati nell’ambito dell’inchiesta Dolce Vita, interviene il collegio difensivo dell’ex sindaco. L’avvocato Luigi Petrillo, che difende Festa insieme alla collega Concetta Mari, ha diffuso una nota nella quale esprime perplessità sull’orientamento accusatorio della Procura e chiarisce la posizione della difesa.
«La richiesta di rinvio a giudizio depositata dalla Procura della Repubblica di Avellino e notificata oggi agli indagati, insieme all’avviso di fissazione dell’udienza preliminare, riproduce imputazioni già ampiamente note alle parti fin dalla conclusione delle indagini preliminari e non contiene alcun elemento di novità», afferma l’avvocato Petrillo.
Il legale si sofferma in particolare su alcune contestazioni che, secondo la difesa, sarebbero state già ridimensionate nei precedenti passaggi giudiziari. «Desta sorpresa – sottolinea Petrillo – che si continuino a contestare al dottor Gianluca Festa anche alcune ipotesi di reato la cui insussistenza era già stata ritenuta dalla Corte di Cassazione, così come l’associazione a delinquere, di cui mancano tutti i presupposti».
La difesa annuncia l’intenzione di procedere a un nuovo esame degli atti allegati alla richiesta della Procura, con particolare attenzione al materiale intercettivo, ritenuto l’unica fonte probatoria dei fatti contestati.«Faremo un nuovo accesso agli atti depositati con la richiesta e verificheremo se il materiale intercettivo sarà stato messo a disposizione in modo da poter essere consultato utilmente dalla difesa e dal Giudice», aggiunge Petrillo.
Nel comunicato, i legali pongono l’accento su un elemento che, a loro avviso, merita particolare rilevanza nel dibattito pubblico: una consulenza tecnica disposta dalla stessa Procura, relativa alla regolarità delle procedure oggetto d’indagine.
«Ad ogni modo, l’occasione pare propizia per dare conto alla pubblica opinione del fatto che, tra gli atti già depositati, vi è anche una consulenza tecnica fatta eseguire dalla Procura sulle procedure relative agli appalti contestati come oggetto di corruzione: ebbene, il tecnico designato dal Pubblico Ministero ne ha certificato l’assoluta regolarità. Tanto basta ad illuminare più di ogni altra cosa la vicenda giudiziaria di cui si discute».