Grottaminarda – È una delle dieci sezioni dell’Ingv che, lungo tutta la penisola, controllano e studiano i cambiamenti del territorio. “Irpinia”, con sede nella cittadina ufitana, porta avanti un’azione di monitoraggio che durante questi ultimi giorni ha fornito i dati necessari sui movimenti tellurici che hanno interessato Montefredane e l’area avellinese. Nella sede di palazzo Portoghesi incontriamo Luigi Zarrilli, geologist dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Cosa sta accadendo al nostro territorio?
“Da qualche giorno è attivo un piccolo sciame, nella zona caratterizzata da terremoti con epicentro Grottolella e Montefredane”.
Tre episodi in due giorni nella stessa zona. Cosa vuol dire?
“L’ultimo terremoto degno di nota è il 4.0 di magnitudo avvenuto a Montefredane con profondità ecocentrali quasi tutte intorno ai 14-16 chilometri. Si è attivata molto probabilmente una faglia inversa. Invece, la sismicita’ della catena appenninica che ha interessato le aree dell’Alta Irpinia nell’ultimo secolo è sostanzialmente caratterizzata da terremoti di carattere distensivo su faglie cosiddette normali o dirette”.
 Quale è la soglia di preoccupazione?
“La preoccupazione e l’attenzione devono essere sempre alte, a prescindere dagli eventi dei giorni scorsi. Nel senso che questa è un’area ad elevata pericolosità sismica ed elevato rischio. Per cui è necessario arrivare preparati”
In che modo?
“Quello noi riteniamo importante è far capire alla gente che queste sono caratteristiche intrinseche delle zone che abitiamo, ovvero aree ad elevata pericolosità e rischio sismico. Ma bisognerebbe lavorare, in tempi di ‘pace’, per aumentare la percezione del rischio sismico e degli altri rischi naturali”
Cosa fanno le istituzioni?
“Ricordiamo che la Campania è tra le regioni che spendono di più per porre rimedio a quello che avviene in termini di terremoti e di danni dovuti ad eventi idrogeologici. Questo vuol dire che si interviene dopo quegli eventi e che c’è stata poca prevenzione”.
Non è che è proprio questo il problema?
“Eh si. Siamo in campagna elettorale per le elezioni regionali e sento parlare di strade, interventi sulla sanità: tutte cose giuste. Ma non sento parlare di gestione del territorio, di investimenti nella ricerca e nello sviluppo di questo tipo di enti che, questo territorio, lo governano e che intervengono sul piano del monitoraggio e della ricerca scientifica”.
Siete in Irpinia da più di venti anni.
“I dati statistici, e qui mi ricollego a quello che dicevo prima, vengono fuori dalle attività che portiamo avanti in tema di divulgazione e di informazione che facciamo soprattutto nelle nostre visite nelle scuole: un bambino su tre  non ha sentito parlare di quanto accaduto il 23 novembre del 1980, non ricorda o non sa cosa significhi quella data, le zone colpite dal terremoto. Significa che si sta pericolosamente perdendo sia la memoria storica che il senso della conoscenza. Due fattori essenzialmente determinanti per far si che, poi, si riesca a percepire il rischio e si sia capaci di mettere in pratica le buone norme utili a mitigarlo. Perché altrimenti non ci si riesce a difendere da quel che non si conosce, e non si impara a farlo. Purtroppo l’Irpinia è in queste condizioni”.
Come si sta muovendo, in questi giorni, la stazione”Irpinia” dell’Ingv?
“Il personale della sezione Irpinia aderisce a diversi gruppi operativi che intervengono in caso di sisma superiore a 5. Uno di questi è il COES, centro operativo emergenza sismica che interviene in caso di Terremoto per offrire il proprio supporto alla Protezione civile sui dati scientifici e l’andamento della sequenza nel tempo”
Dopo tanti anni di permanenza in Irpinia come definireste il rapporto con il cittadino. Quest’ultimo, secondo voi, è consapevole?
““Purtroppo no. Nonostante la notevole spinta e progressione sul piano della conoscenza scientifica, tecnologica e di ricerca, dal 1980, non si è registrata una altrettanto profonda ricaduta in termini di consapevolezza dei rischi. E questo, secondo noi, è un allarme presente in Irpinia, che va evidenziato e che andrebbe sostenuto di più anche da parte delle istituzioni. Spesso è molto difficile far capire alle persone, al cittadino del futuro quanto sia importante partecipare ad eventi di divulgazione e formazione sui rischi naturali. La presa di coscienza di questi fenomeni permetterebbe poi di salvare vite”.
Cos’altro dobbiamo aspettarci?
“Fare previsioni è impossibile. Considerato lo sciame attivo non si può escludere niente. Quello che suggeriamo è, soprattutto, di attenersi in termini di informazione ai canali istituzionali,  al sito dell’Ingv e ai suoi canali social. Perché spesso le informazioni che derivano da siti sconosciuti che non hanno alcuna competenza in questi ambiti, rischiano di creare allarmismo o di fornire indicazioni sbagliate. Non possiamo dimenticare che in Italia si verificano almeno quaranta terremoti al giorno e in caso di emergenza è sempre necessario affidarsi alle informazioni di enti di primo soccorso o alla Protezione civile”.
				
		
		
		
	 
		



