Una storia, quella di Lucie Boissenin, architetto francese, che si intreccia presto con quella dell’Irpinia. Le sue ricerche sul tema del recupero architettonico e della partecipazione dei cittadini alla difesa del patrimonio rurale la portano a Napoli per il programma Erasmus. Ed è allora che arriva in terra irpina “Ho scoperto l’Irpinia un giorno di ottobre 2014. Me lo ricordo come fosse ieri e invece sono passati dieci anni. Avevo 21 anni, seguivo il mio anno di studio a Napoli con il programma Erasmus e dovevo trovare un luogo da studiare per una tesina chiesta dalla mia Università francese. Volevo studiare il ruolo dell’architetto nelle campagne, ero indecisa tra Cilento e Irpinia. Quel giorno di ottobre avevo un appuntamento con Agostino Della Gatta che mi venne a prendere alla fermata del pullman di Avellino alle 10, dove mi riportò alle 16, dopo un giro intenso attraverso la provincia: abbiamo visitato tre cantine, cinque o sei paesi e mangiato un panino lungo l’Ofantina….Quando sono poi salita sul pullman per tornare a Napoli, per me era chiaro che avrei scelto l’Irpinia”. E’ Lucie a raccontare la fascinazione per la terra irpina nel corso del confronto alla libreria Mondadori, moderato da Gianluca Amatucci, l’idea da cui nasce il volume “Irpinia 2053” edita da Terebinto
E’ l’editore Ettore Barra a porre l’accento sull’importanza dello sguardo di Boissenin, che consegna un differente punto di vista sul territorio, sottolinea la possibilità di investire su uno sviluppo sostenibile, affrontando l’emergenza spopolamento, “trasformando lo svantaggio in vantaggio, dimostrando come l’impegno di gruppi di cittadini e associazioni può fare la differenza”. Francesco Celli di InfoIrpinia sottolinea come il volume di Lucie sia un “omaggio all’Irpinia che ci crede e rende omaggio alla figura di Agostino Della Gatta, innamorato della terra irpina, che ci ha insegnato ad avere fiducia malgrado le difficoltà. Lucie rivolge la sua attenzione agli angoli più preziosi dell’Irpinia e il suo sguardo si fa segnale di speranza per dimostrarci come le radici si possono scegliere. Il suo è anche un invito all’ottimismo, perchè chi vive nei nostri paesi smetta di lamentarsi”. Ricorda come “gli eventi non possono garantire lo sviluppo turistico se non c’è continuità”. Quindi è Lucie a sottolineare la ricchezze delle risorse della terra irpina che può scommettere non solo sul turismo ma può accogliere anche attività economiche e produttive, dal borgo transumante di Trevico alla rinascita culturale di Cairano fino alla resilienza di Lioni “Sono immediatamente stata conquistata dalle suggestioni di un paese come Cairano, posto su una rupe, che grazie all’impegno di Irpinia 7X e di Franco Dragone ha scommesso su una narrazione diversa. Mi aveva, poi, colpito un progetto realizzato a Lioni per il recupero di una chiesa nell’area antistante il fiume Ofanto. Quanto a Trevico l’ho scelto perchè è il paese più alto d’Irpinia”. Per ribadire come “Sono convinta che il popolo irpino abbia abbastanza creatività per inventare modi soddisfacenti di affrontare lo spopolamento. Così nel primo racconto gli abitanti permanenti di Trevico nel primo racconto inventano un nuovo modo di vivere il paese, adattandosi alla situazione senza rinunciare alla loro identità, a ciò che unisce la loro comunità. Con la loro decisione di diventare una comunità transumante, gli ultimi abitanti di Trevico non combattono il carattere stagionale del territorio, al contrario ne traggono ispirazione per costruire nuove condizione di vita soddisfacenti”.
Punto di riferimento è anche l’esperienza francese a partire dalla figura di capoprogetto che può rappresentare un’opportunità per il territorio “poichè molto spesso mancano anche progettualità adeguate per accedere ai finanziamenti. Qui ci sono competenze ed energie straordinarie che possono essere valorizzate”. Spiega come abbia riscontrato un impegno collettivo e cittadino molto forte nelle aree interne “Questo si traduce con delle iniziative in settori vari, dalla cultura all’artigianato. Prima o poi queste manifestazioni di cittadinanza attiva devono nutrire l’azione pubblica per innescare processi di sviluppo durevoli” Cruciale anche la questione dell’artigianato “che non può ridursi a manufatti da conservare nelle teche dei musei, ma può reinventarsi attraverso il confronto con designers”
A portare la propria testimonianza anche Pietro Mitrione di InlocoMotivi che ha ricordato come “Abbiamo conosciuto Lucie quando ci accusavano ancora di essere stupidi idealisti. Oggi l’Avellino Rocchetta è un treno che registra il tutto esaurito ogni domenica. E’ stata tra le prime a credere in noi”. E’, infine, Francesco Celli a consegnare a Lucie una copia del volume dedicato agli Scatti d’Irpinia, che racconta le bellezze del territorio. Un concorso pronto a ripartire anche quest’anno.