Il Bilancio di Irpiniambiente presentato dal manager Claudio Crivaro per l’approvazione in assemblea chiude l’esercizio 2022 con 4 milioni 322mila euro di perdite: «Una scelta precisa – ha spiegato il presidente della Provincia Rino Buonopane – vogliamo mettere in ordine i conti, e quindi parliamo di numeri veritieri. Per dieci anni è sempre stato presentato un bilancio positivo, in attivo, una cosa che non mi ha mai convinto. Questa è un’operazione trasparenza: a chi verrà dopo di noi consegniamo i conti in ordine, senza nascondere la polvere sotto il tappeto».
Per Buonopane «fanno ben sperare le attività di questo primo semestre dell’anno. A giugno il bilancio 2023 mostra già un segno positivo, perché sono state messe in campo una serie di azioni, di buone pratiche, razionalizzazione, taglio delle consulenze, e nuove gare, fatte con criterio, per tenere il servizio al minor costo. Gli effetti si vedranno successivamente, e questo a prescindere da chi svolgerà il ciclo dei rifiuti da qui a qualche tempo».
Rispetto al ricorso di Irpiniambiente sulla questione di Avellino, che ha deciso per un percorso in autonomia sulla gestione dei rifiuti, se ne è discusso ieri al Tar. L’esito è atteso nelle prossime ore.
«Sarà importante l’esito dei ricorsi – incalza Buonopane- anche rispetto a Irpinia Rifiuti zero: da lì cominceremo a capire meglio quali saranno le evoluzioni. La legge regionale del 7 agosto ci ricorda che i termini stanno decorrendo, e soprattutto l’Ato deve decidere quale modello gestionale vuole fare».
Per l’amministratore unico di Irpiniambiente, Claudio Crivaro, Irpiniambiente «è un’azienda che può avere enormi aspettative e delle enormi potenzialità di sviluppo. La normativa vigente non aiuta perchè la modalità di gestione che si preannuncia va contro questo tipo di azienda, che però rappresenta un unicum sia in regione che sul piano anzionale, a totale partecipazione pubblica, e che è in grado di svolgere l’intero ciclo di rifiuti. E’ una ricchezza che ha questo territorio, e che potrebbe consentire uno sviluppo enorme».
Il momento è complicato, parecchio fluido. La legge, diceva Crivaro, non aiuta. E infatti incalza: «Oggi il comune capofila puo costituirsi in sub-ambito, l’attuale legge regionale consente a tutti i comuni di associarsi, e quindi un soggetto come Irpiniambiente rischia di limitarsi solo alla gestione degli impianti».
Le spinte autonomistiche non mancano, le critiche neanche, verso Irpiniambiente, che, per Crivaro, «ha ancora enormi spazi di miglioramento. E’ un’azienda non ha potuto operare il turn over dei propri dipendenti, perché ha subito il blocco delle assunzioni degli enti pubblici, l’ età media dei dipendenti è di 56-57 anni, che in un organico di 596 persone ha il suo peso».
Gli scenari possibili?
«Se ne intravedono diversi di scenari, chiaramente la possibilità di sviluppare nuova compagine sociale: la legge consente ai comuni di entrare, cosa che potrebbe consentire di continuare e attivare le potenzialità di sviluppo che Irpiniambiente può esprimere».
Il rischio del privato: Buonopane ha lanciato più volte le sue preoccupazioni. Per Crivaro il privato non va visto come un demone, tra l’altro Irpiniambiente è a stretto contatto con il settore, «ma è anche vero che le amministrazioni devono essere molto attente. Il privato non è un soggetto da ostacolare, Irpiniambiente può confrontarsi e porsi nelle condizioni di essere concorrente con il mondo privato».