“Ho sempre amato un poeta come John Keats ma non sono mai stato soddisfatto delle traduzioni dei suoi versi. Quasi in contemporanea il mio editore ha espresso la volontà di pubblicare un lavoro dedicato al poeta romantico inglese. Di qui la decisione di realizzarlo insieme. Ho tradotto quasi tutte le odi e i sonetti. Così nasce questo libro”. Spiega così Luca Alvino l’idea da cui nasce la raccolta dei versi di Keats “Mio cuore”, presentata questo pomeriggio dall’Acib al Circolo della stampa di Avellino. Spiega come “Sono tanti i temi che caratterizzano la sua raccolta, dalla poesia all’amore con i versi dedicati all’amata Fanny e agli amici poeti ma ciò che colpisce è la sensibilità con cui affronta ogni tematica, soprattutto tenendo conto del fatto che scriverà tutte le sue odi e sonetti tra i 21 e i 26 anni. E’ un poeta straordinario di cui si parla poco. Scoprendo Keats i giovani possono scoprire la poesia, confrontandosi con un universo molto diverso da quello della poesia contemporanea”. Centrale anche la riflessione sull’arte “Arte e poesia sono esempio di eternità ma c’è la consapevolezza che l’amore non può avere senso se non lo si è vissuto”. Alvino si sofferma anche sul suo legame con l’Italia “dove si trasferirà, dopo la scoperta della malattia, dietro consiglio dei medici e dove morirà. A lui è dedicata una preziosa casa-museo”. Un poeta-ponte, prosegue Alvino, capace di fondere l’esperienze di poeti come Shakespeare, Donne e Milton e di rappresentare un modello per poeti delle generazioni successivi che non riusciranno, però, a raggiungere le sue vette”
E’ il filosofo Fausto Baldassarre a spiegare come “Keats è stato un innovatore, consapevole che la vita è un’avventura e non un problema da risolvere, della perfetta sintezi di verità e bellezza. La sua poesia si fa espressione di un’urgenza di verità, che coincide con la libertà stessa, con la contemplazione della bellezza. Al tempo stesso non può non partire dalle sensazioni, è un fenomenologo capace di trasmettere messaggi forti. Come accade nell’Ode all’urna greca in cui l’urna si fa simbolo della fragilità della vita umana ma è quella stessa fragilità che ci restituisce la meraviglia dell’esistenza”. Quindi è la professoressa Pina Coppola a porre l’accento sul valore della sua lezione, una lezione che parla al nostro tempo e racconta di ideali che si caricano di un valore forte nei tempi in cui viviamo.
A introdurre l’incontro, moderato dal giornalista Gianluca Amatucci, la presidente Lina Nigro che ha rilanciato l’appello all’amministrazione comunale nella speranza di ottenere quanto prima una sede, sottolineando il valore di un’associazione capace di mantenere viva la cultura in città