Dalla difesa del cattolicesimo democratico alla capacità di ascolto di chi era su posizioni antitetiche, dal richiamo costante ai valori costituzionali al legame forte col territorio. E’ un ritratto a tutto tondo di Gerardo Bianco ad emergere dalla presentazione al Circolo della stampa del volume “Gerardo Bianco, l’uomo, il meridionalista, lo studioso, il politico”, a cura di Gianni Festa, Paolo Saggese e Peppino Iuliano, edito da Terebinto, nel corso di un confronto moderato da Gianluca Amatucci.
E’ il figlio Fazio, presente insieme alla moglie Tina e all’altra figlia Maria, a sottolinere il forte impegno per il Sud di Bianco “Vedeva il Meridione come unica soluzione possibile del problema italiano, come unica garanzia di crescita del paese dal punto di vista economico e socio politico”. Non nasconde la sua amarezza per la mancanza di iniziative politiche in ricordo del padre “Mentre tanti sono stati gli incontri di carattere culturale a lui dedicati”. Ricorda come “Ha dedicato la sua vita agli altri e inevitabilmente i suoi impegni lo portavano spesso lontano da noi. Tutti i week end tornava nelle province del suo collegio elettorale. Qui faceva tappa nelle segreterie dove c’erano uomini che facevano politica dei territori senza esercitare il potere. Abbiamo risentito della sua assenza ma mai glielo abbiamo fatto pesare”. E sottolinea come “Mio padre ci ha insegnato come si aiutano gli altri senza avere un secondo fine, senza chiedere nulla in cambio”. Spiega come “Era incuriosito dalle nuove tecnologie ma le guardava con sospetto, poichè la politica affidata ai social era per lui uno snaturamento del contatto personale, andava contro la sua idea di politica”. Smonta i luoghi comuni legati al suo essere moderato “lo era nella modalità di confrontarsi con gli altri ma era fermo nelle sue posizioni di fondo. Oggi sembra che la politica sia più orientata a battaglie di immagine mentre mio padre ci ripeteva sempre che sulle questioni di principio non esiste compromesso possibile. Poi nell’attività politica il compromesso diventa necessario, poichè proprio dall’ascolto degli altri può nascere una soluzione. Ecco perchè condivideva l’idea di una coalizione in cui ciascuno potesse esprimere le proprie posizioni come nell’Ulivo, mentre non lo convinceva il partito unico attuale in cui la corrente diventa divisiva e vengono fuori con forza le contraddizioni della formazione politica”. Pone l’accento sull’impegno con l’Animi “Ha sempre cercato di offrire un contributo alla politica nazionale, anche portando avanti ricerche di carattere socio-economico sulle strategie più adeguate per risollevare il Sud”. E’ il presidente della Provincia Rino Buonopane a spiegare come Bianco “è stato un gigante della politica irpina. Il pregio di questo volume è quello di mettere in luce i molteplici aspetti della sua personalità. La sua lezione parla alla politica di oggi, si fa esempio della capacità di amare l’Irpinia con immenso orgoglio, quello che oggi i riferimenti istituzionali non fanno”
Gerardo Capozza, presidente di Sistema Irpinia, pone l’accento sul legame forte tra cultura e politica che caratterizzava l’impegno di Bianco. “Era un visionario concreto, convinto che se è un uomo è colto, sarà anche equilibrato nelle scelte politiche, non è pensabile una classe dirigente che non ha cultura poichè non ha riferimenti a cui guardare. Il costante richiamo ai valori guidava le sue scelte e dovrebbe guidare anche quelle dei politici di oggi. La legge 219 porta la firma di Bianco, tutta la deputazione irpina si schierò dopo il sisma a sostegno di questo territorio, al di là delle differenti posizioni politiche. E quella legge è stata importantissima poichè ha comunque determinato una ricostruzione del tessuto edilizio”. Sottolinea come “Bianco lamentava la scarsa attenzione del governo nei confronti del Sud, l’incapacità da parte delle classi dirigenti di utilizzare le risorse disponibili, ci sono 34 miliardi di fondi del 2014-2021 e 74 miliardi dei fondi 2021-2027 non spesi, in questo modo non si creano le condizioni per far restare i nostri giovani”
Il giornalista Generoso Picone spiega come il libro rappresenti un omaggio sentito a Bianco “Consegna la lezione della mitezza e dell’intransigenza. La mitezza è una virtù politica perchè si faceva strumento attraverso il quale introdurre nel dibattito poltico l’elemento della ragionevolezza e della responsabilità delle scelte. Nonostante questo atteggiamento che poteva apparire morbido, aveva la forza della coerenza rispetto ai valori. Bianco è stato l’esponente di una generazione politica che ha creduto nell’idea della democrazia. Ha difeso i valori della cultura cattolica anche nel momento in cui non avevano dimensione prrioritaria, assumendo, talvolta, posizioni eterodosse rispetto agli altri protagonisti della diaspora della Dc. Ed è sempre la difesa del cattolicesimo democratico a guidarlo nella costituzione dell’Ulivo, facendosi promotore dell’incontro con forze che si univano nella difesa dei valori costituzionali. Un esempio a cui dovrebbe guardare chi oggi inneggia a Dio, patria e famiglia senza conoscere ciò che ha prodotto la cultura italiana”. Sottolinea come “E’ stato un grande intellettuale prestato alla politica e perciò un grande politico perchè non si può essere politici senza essere intellettuali. A guidarlo responsabilità, lungimiranza e passione e il costante riferimento a numi tutelari come De Sanctis e Dorso”. Evidenzia come “Sia stato un difensore del parlamento e dell’idea di rappresentanza che non ha nulla a che vedere con l’essere ambasciatori dei territori ma è capacità di guardare a un orizzonte più ampio, nell’ambito del quale è possibile risolvere i problemi del territorio”. Spiega come “Bianco è il primo ad accorgersi dei deragliamenti della Dc e a richiamare l’attenzione ai valori di base”. E ribadisce come “Troppi nodi sono ancora irrisolti rispetto all’occasione sprecata della ricostruzione postsisma. Abbiamo commesso gli stessi errori di ieri sui fondi del Pnrr lasciando soli i Comuni”. E ricorda come “Oggi sarebbe il primo ad opporsi a questa retorica dei paesi, del piccolo mondo antico, poichè il Mezzogiorno rischia di scomparire non solo come tema dall’agenda politica ma proprio in termini di popolazione. Dobbiamo dare ai giovani risposte concrete sulla possibilità di realizzare qui la propria vita. Invece, ci troviamo di fronte ad una provincia in cui ad eccellenze come l’Ema si contrappongono sacche di arretratrezza sul piano di infrastrutture e qualità dei servizi”.
Peppino Iuliano, tra i curatori del volume, ricorda l’onestà intellettuale di Bianco “sempre attento alle nostre sollecitazioni, ancora di più dopo la nascita del Centro di documentazione Poesia del Sud che conduceva una battaglia in difesa della poesia meridionale, esclusa dalle antologie scolastiche, con uno sguardo che abbracciava l’intero Mediterraneo. Non ci ha mai lascaiti soli. Era consapevole della forza della cultura, poichè bisogna innanzitutto conoscere i problemi del territori per poterli affrontare”.
Paolo Saggese sottolinea come Bianco abbia “incarnato i valori della civiltà contadina, liberati dagli aspetti più retrivi, la fiducia nel valore del lavoro e della rispettabilità. Per lui la questione meridionale non poteva non essere inserita in una questione nazionale. Non è casuale la scelta del titolo, poichè era prima uomo, poi meridionalista e studioso e infine politico”. A rappresentare Gianni Festa e il Corriere dell’Irpinia la giornalista Rosa Bianco che ha ricordato la capacità di Bianco di essere sempre al servizio delle comunità, ricordando l’amicizia che ha sempre legato Festa e Bianco e le battaglie condotte insieme al Corriere dell’Irpinia per il riscatto del Sud.