La morte continua a vivere nel lascito ideale di Franco D’Ercole, amico a tutto tondo, politico coerente, raro esempio nel quotidiano trasformismo dei tempi che viviamo. Coerente, sì. Nella destra, mai fascista, ma democratica nella sua militanza, Franco era rispettoso delle Istituzioni, ma anche severo critico del loro degrado gettando lo sguardo lungo la città, Avellino, che amava tanto, e la provincia, l’Irpinia, che non riesce ancora a far valere le esigenze di uno sviluppo ordinato.
Il suo addio segna uno strappo doloroso nell’intera comunità nazionale, regionale e locale, pur tra alcuni messaggi intrisi di ipocrisia. La morte è anche questo. Il mio vissuto s’incrocia con Franco per oltre mezzo secolo. Sempre con grande rispetto e garbo nell’affrontare temi politici e sociali. Io credo, e ne sono convinto, che meritasse di più e non certo l’emarginazione consegnatagli in particolare nei tempi più recenti.
Forse perché la sua stagione politica l’aveva vissuta all’insegna del dialogo e del confronto, e laddove le provocazioni verso di lui accendevano il dibattito, mai Franco replicava con durezza, scegliendo la strada della mediazione. Un signore dunque, un galantuomo vissuto nell’arena della buona politica che lo aveva visto al fianco di Gianfranco Fini nella svolta di Fiuggi con Alleanza Nazionale la cui bandiera avvolgeva il feretro per l’ultimo saluto. Coerente fino all’addio, politico onesto e probante anche quando la Politica andava inesorabilmente scomparendo e i partiti erano egemonizzati da pochi addetti.
La sua voce autorevole in Consiglio comunale, il suo modo garbato di porre i problemi, avevano costruito una rete di relazioni che andava ben oltre l’appartenenza personale. In fondo a ben pensarci, se si sfoglia il libro della destra in Irpinia, molte pagine riportano al primo sindaco di destra della città, Cucciniello. Nel dopoguerra, riferimenti di straordinario impegno politico e sociale. Si pensi ad Alfredo Covelli, di Bonito che dialogava con Alcide De Gasperi o ad Emilio D’Amore, scomparso qualche anno fa importante riferimento della Destra non solo irpina, ma nazionale.
Molte delle sue iniziative avevano il timbro inossidassibile delle scelte determinate: dalla parte degli ultimi nel tentativo, quasi sempre riuscito, di affermare il bene comune. Da assessore regionale si era guadagnato la stima dell’intero consiglio, diventando coscienza critica di un regionalismo tradito. In una delle ultime interviste al Corriere avellinese, la proposta le macroregioni, nel segno della condanna del clientelismo e della programmazione territoriale mai definita in Campania.
Per la Destra in Irpinia la partita politica giocata a tutto campo da Franco D’Ercole era connotata di una forma di resistenza, dovendo fare i conti con una forte componente Dc che si scontrava con il Pci, divisi nella gestione del potere. Ciò che lascia è una grande lezione politica fondata sull’onestà intellettuale, sul rigore morale, e soprattutto una umanità straordinaria che, parlandogli, diventava contaminante. Specie quando affrontava i temi della disoccupazione giovanile e dello spopolamento.
Ogni forza politica della Regione, dell’Irpinia e di Avellino gli ha tributato il merito per il suo autorevole passaggio terreno. Addio Franco, amico di sempre. Riposa in pace.