Un poeta e intellettuale che sfugge a ogni definizione. E’ il senso del confronto dedicato a Edoardo Sanguineti che ha caratterizzato il quarto giorno della Summer School promossa da Sinestesie. Un confronto moderato da Clara Allasia dell’Università degli studi di Torino Direttrice del Centro Studi Interuniversitario Edoardo Sanguineti che è stata l’occasione per riflettere sulla ricchezza di materiali che caratterizza la produzione del poeta, critico e regista “tanto da chiedere a noi studiosi di rimetterci continuamente in gioco. Una ricchezza testimoniata anche dai molteplici progetti editoriali a lui dedicati, dalla collana ‘Costellazione Sanguineti’ – curata da Clara Allasia, Donato Pirovano, Paolo Giovannetti, Erminio Risso, Errico Testa – al libro d’artista con Francesco Pirella e la sua idea di antilibro senza dimenticare lo studio dedicato agli Scritti dispersi o l’edizione dei commenti inediti ai 26 canti del Purgatorio.
Un universo che esplora, come testimonia Edoardo Sanguineti nella mostra a lui dedicata dal Centro Studi con i sei percorsi tematici (Lessicografia, Critica e militanza, Politica, Teatro, Arti, Poesia e prosa), a cui si aggiungono un’ampia sezione biografica in apertura e un percorso immersivo nelle opere dell’autore, la sua predilezione per la parola che può entrare in contatto con media diversi ma resta l’elemento fondamentale per convocare la storia, la cultura, il suo essere. Non ha dubbi Allasia che pone l’accento su un archivio, quale quello del poeta che racconta la sua ricerca “a partire dalla volontà costante di documentazione del vissuto: l’uso insistito di strumenti della memoria quali diari, appunti sciolti, datazioni, l’importante presenza di carteggi, la scrupolosa conservazione delle varie fasi della redazione di un’opera, dal primo getto fino alla bozza editoriale, la raccolta minuziosa delle recensioni, la cura con cui vengono archiviati materiali La lessicografia è la tela su cui si proietta la sua multiforme attività artistica, critica e militante. Solo così si consolida così una riflessione sul rapporto fra linguaggio, opera ed essere umano, per comprendere come possano accostarsi, nella prospettiva sanguinetiana, inconscio e linguaggio. Un’acquisizione, quella legata alla scoperta del patrimonio della sua ricerca lessicografica che si deve ad un altro docente dell’Università di Salerno Tullio De Mauro. La sua modernità è nella capacità di attraversare un secolo, offrendo interpretazioni e spunti sempre attuali, sguardi e riletture che chiedono sempre di essere reinterpretate. Nell’universo d Sanguineti, i «materiali verbali» e tutte le esperienze artistiche e intermediali a cui l’autore va incontro, vengono costantemente rimesse in gioco, anzi in giuoco, con una generosità e una propensione al rischio che il Centro sta cercando di restituire attraverso un costante percorso di ricerca e di arricchimento”.
Centrale anche il suo legame con Dante “che ha sempre considerato – prosegue Allasia – un compagno di strada, dallo studio delle opere dantesche alla riscrittura in chiave di travestimento dell’Inferno nella Commedia dell’Inferno. Un universo a cui attinge anche nelle sue rielaborazioni pop, come dimostra la sua riscrittura della preghiera del Paradiso ‘Vergine Madre’ che diventa ‘Like a Vergin’. Fondamentale in questa direzione anche il fondo dantesco lasciato dal figlio Federico Sanguineti e donato al nostro Centro Studi”. Ad emergere la sua idea di artigianato della parola, della sua produzione come cantiere, capace di attraversare linguaggi artistici differenti, di fondere arte e società. Lo sottolinea bene Saverio Vita che si sofferma sull’eredità sonora del futurismo nella produzione di Sanguineti “Il suo obiettivo, come quello dei futuristi, era quello di scuotere il pubblico, di suscitare in loro una reazione cognitiva ed emotiva. Un’idea di arte che si fa denuncia di qualsiasi forma di mercificazione legata al capitalismo. Partendo dalle innovazioni di Francesco Pratella e Luigi Russolo, padri della musica futurista, sottolineava la necessità di una libertà ritmica assoluta, concependo la voce come strumento musicale. Era convinto che il nostro parlare corrispondesse a un canto e che il nostro canto fosse sempre legato allo stato d’animo come nella pittura futurista. Se è vero che la distruzione della sintassi va sempre contro l’ordine costituito, al centro della sua idea di arte poetica c’è quella della ricerca di un’emozione intellettuale che è anche capacità di modificare la mente, di mettere in discussione l’idea di suono e di mondo”.
Tanti gli spunti emersi anche dalla relazione di Chiara Tavella che si sofferma sul rapporto di Sanguineti con i diversi media, dalla musica alla carta stampata alla televisione, come emerge dai termini da lui coniati come ‘poetese’, o ‘canzonettese’ a sottolineare il ripetersi degli stessi stereotipi nella costruzione dei testi. Di qui la scommessa della canzone “Habanero”, che si fa omaggio al melodramma, proposta a Sanremo ma bocciata da Baudo non senza polemiche fino alla partecipazione al festival di Fazio. Polemiche collegate anche al rumore che avevano fatto sue dichiarazioni sulla necessità di riscoprire il proletariato e l’odio di classe, per lui necessario per il rinnovamento della società. Mentre Alberto Luca Zuliani esplora il rapporto con Torquato Tasso a partire da una relazione complessa con la Gerusalemme Liberata che non amava particolarmente, preferendo la Gerusalemme conquistata, un’interpretazione giocata sulla contrapposizione nell’analisi del Rinascimento tra idea di Museo e quella che i tedeschi chiamano la WuderKammer, la Camera delle meraviglie. Una riflessione proseguita con una tavola rotonda con Clara Allasia, Paolo Giovannetti (Università degli studi di Milano IULM), Donato Pirovano (Università degli studi di Milano “La Statale”), Erminio Risso (Università degli studi di Torino), Enrico Testa (Università degli studi di Genova, a ribadire la necessità di portare avanti nuovi studi dedicati all’universo Sanguineti.