Un’immane, atroce tragedia si sta svolgendo nel gelido inverno dell’Ucraina. Ad essa assistiamo nelle nostre case, il cui tepore non scioglie però il ghiaccio che abbiamo nel cuore per tanti bambini, donne, uomini e anziani, morti o feriti, per tante crudeli sofferenze inferte a un popolo inerme, di cui mezzo milione in fuga. E’ una tragedia che si svolge in città rase al suolo e nel fragore di sanguinosi combattimenti tra l’esercito ucraino e quello russo, l’invasore. La responsabilità, anzi la colpa ricade su Wladimir Putin, il nuovo zar di quella che fu la Russia sovietica, che ha scatenato una guerra che può vincere solo con il genocidio. Ma chi è Putin? Questo ex ufficiale del Kgb è stato fino a ieri il sodale del capitalismo occidentale, degli affaristi e dei mafiosi, riverito e blandito da tutti i nostri “democratici” governanti, che con lui hanno fatto affari e stretto accordi (basti dire che la Germania dipende per il 66% dal gas russo e noi per il 43%). Non c’è da sorprendersi: Putin era anche l’uomo che impediva in modo violento che risorgesse “il fantasma del comunismo” e della Rivoluzione del 1917 di Lenin. Non a caso, “il “lettone di Putin” (ricordate?) non si trova, mettiamo, a casa dell’ex comunista Massimo D’Alema, ma altrove per noti sollazzi. Sono cose che l’onestà intellettuale vuole non si scordino. Come vuole anche che non si scordi il governo ucraino di Zelenschy non è quello di un democratico e di un patriota, ma di colui che, in un parlamento dove i nazisti abbondano, ha perlomeno tollerato il massacro di più di 10.000 russi del Donbass da parte di formazioni neonaziste ucraine. Ma quel che è accaduto in Donbass non giustifica giammai l’invasione dell’Ucraina. Bastava proteggere quelle popolazioni e le loro due repubbliche autonome. E avanzare al tavolo della pace la richiesta che la Russia non fosse accerchiata dalle truppe e dai missili della Nato. I russi hanno pagato con quaranta milioni di morti la liberazione della loro patria e dei paesi dell’Est dalla belva nazista. Mi pare, questo, un merito imperituro. A sua volta, la Nato non ha la storia di una confraternita di pacifisti. Ad esempio, Luciana Castellina ha ricordato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen i 500 bombardamenti durante la guerra del Kossovo degli anni novanta che scaricarono su Belgrado 2700 tonnellate di esplosivo, provocando la morte di migliaia di civili. E non ci ripetiamo sulle imprese belliche degli Usa in Iraq e in Afganisthan.. Per parte mia, so di fare parte dell’esercito senza armi che combatte la sola guerra giusta al mondo: la guerra contro la guerra. Sapendo che l’unica alternativa alla pace è la pace. Plaudo “toto corde” a quei giovani e quegli uomini e donne nel fiore della vita i quali, a milioni, in tutti i dove d’Europa e del mondo, fanno proprio l’appello che Isocrate rivolgeva loro già nel lontano 366 a. C perchè indicassero la via della pace, delle virtù civili, della cultura e della filosofia alle città greche. Mai come oggi bisogna ascoltare il “Lamento della pace scacciata e respinta da tutte le nazioni”, della meravigliosa epistola di Erasmo da Rotterdam, che, nel 1517 alla crudele violenza delle armi e all’orrore delle guerre drammaticamente in corso contrapponeva il valore luminoso, bello ed eterno della pace, dell’umanesimo, della pietà cristiana e della “Philosophia Cristi”. E affermava giustamente: “il popolo costruisce e rende splendide le città , la follia dei principi le distrugge”.
di Luigi Anzalone