AVELLINO – Ci sarebbe una condizione, ed è quella che “la non retrocessione dei rapporti di lavoro al fallimento Cgs (Consorzio gestione servizi), potrà avere luogo solo in caso di sottoscrizione da parte di tutte le organizzazioni sindacali e dei lavoratori stessi (i 54 dipendenti di Asidep) dell’accordo sindacale”. Per il liquidatore unico, geometra Dino Covino, è l’unica “necessaria per la richiesta della Cigs per cessazione attività”. Ed in mancanza di quella condizione, che invece per i sindacati è un “ricatto”, sarebbe inevitabile, secondo la società di contrada Campo Fiume, “dare corso necessariamente alla retrocessione del personale al fallimento Cgs”. Insomma, la vertenza Asidep si complica. E quasi beffardamente, nella rettifica al verbale della riunione dello scorso ventisei marzo, da Pianodardine scrivono: “Con riferimento all’oggetto, nel ribadire la ferma volontà, da parte della scrivente società, a porre in essere ogni possibile iniziativa per la salvaguardia dei livelli occupazionali….”.
Il verbale dell’incontro di due giorni fa è stato firmato dall’Uglm mentre Fiom, Fismic e Uilm si sono rifiutate di farlo. “Sotto ricatto non firmeremo nessun accordo – dice Giuseppe Zaolino, segretario provinciale della Fismic (che, probabilmente, la pensa come Morsa e Altieri, ndr.) -. Asi e Asidep si sbagliano. Ma non lo faremo nemmeno senza le garanzie che chiedono i lavoratori, cioè che, dall’accordo, scompaia la parola esubero”.
Ci sarebbe materiale per una profonda discussione. E per l’interessamento della Procura della Repubblica di Avellino, che in questi giorni ha il suo da fare perché sta indagando su quanto avvenuto al Comune capoluogo. Asidep come Cgs: fallita dopo quattro anni. I contributi non pagati, ai lavoratori, dal 2019 e che, i sindacati, hanno già denunciato all’Ispettorato del lavoro.
“Pasquale Pisano, il presidente, ed il comitato direttivo dell’Asi – continua Zaolino – pensano di lasciare i lavoratori, che trascorreranno una Pasqua amara, alla deriva. Non pensino che tutto passerà in cavalleria”. Per il segretario provinciale della Fismic, se si dovessero scoprire gli altarini e, in questo momento, “ci si mettessero ad indagare, complessivamente, su come sono stati fatti i debiti da Asi, e partecipate, si troverebbero molte cose dal sapore dell’illegalità”. Ma, per fare questo, continua, “ci sono le istituzioni, la Procura della Repubblica e anche i creditori che aspettano di rientrare dei loro crediti e perciò l’Asi questi debiti li dovrà pagare”. E sarebbero, tra un fallimento e l’altro, di 24 milioni di euro.
Giancarlo Vitale