Torna a sfilare a Venezia dopo 28 anni la Zeza di Bellizzi. Sarà di scena il 12 febbraio in piazza San Marco. Riconoscimento di prestigio per il gruppo, guidato da Ennio Spartano, simbolo del Carnevale irpino, iscritto nel patrimonio beni immateriali della Regione Campania, grazie a una tradizione capace di conservare intatta la sua forza apprezzata più volte dallo stesso Roberto De Simone. Tra le sue caratteristiche il suo essere “festa di piazza” inscenata dagli attori zezaiuoli che con le loro movenze coinvolgono il pubblico tra risate e danza. L’evento è promosso con il sostegno del Comune di Avellino. E’ Spartano a sottolineare come “Riconoscimenti come la partecipazione a Venezia ci riempiono di soddisfazione, nobilitano la nostra terra. Faremo del nostro meglio con l’umiltà che ci contraddistingue. Alla partecipazione a Venezia si affiancherà quella a una prestigiosa rassegna culturale dedicata alle tradizioni a Capaccio dall’1 al 3 dicembre”. Espressione di un antichissima tradizione popolare, la Zeza di Bellizzi ha origini napoletane ed antichissime.
La canzone di Zeza va infatti in scena dal ‘600 e da allora è caratterizzata dal fatto che gli attori, anche quelli che occupano ruoli femminili siano solo maschi.
Questo perché a quel tempo era improponibile che una donna potesse recitare per strada o nei teatri. Già in quel tempo la commedia di Zeza e Pulcinella veniva rappresentata su territorio partenopeo subendo anche numerose censure per il linguaggio adoperato, e nei secoli successivi, ha trovato ampio spazio sul territorio irpino con le rappresentazioni in diversi comuni.
Questo perché a quel tempo era improponibile che una donna potesse recitare per strada o nei teatri. Già in quel tempo la commedia di Zeza e Pulcinella veniva rappresentata su territorio partenopeo subendo anche numerose censure per il linguaggio adoperato, e nei secoli successivi, ha trovato ampio spazio sul territorio irpino con le rappresentazioni in diversi comuni.
La tradizione troverà terreno fertile nella frazione avellinese di Bellizzi Irpino. Questo perché anticamente Bellizzi Irpino era chiamato il “Casato delle Bellezze”, per la posizione geografica e le bellezza dei luoghi, che durante la stagione calda ospitavano i regnanti napoletani che si dedicavano alla caccia. Il luogo era abitato prevalentemente da contadini e l’economia della zona era prettamente agricola, pastorale, silvicola e boschiva. Il corteo reale si recava nelle campagne dove esisteva la casa di caccia dei principi napoletani, arricchito da uno sciame di soldati, falconieri, servi e saltimbanco.
Proprio questi ultimi per allietare le serate inscenavano questa farsa tragi-comica alla cui esibizione, nascosti nel buio delle campagne, assistevano i contadini del luogo. Saranno loro ad imparare la mimica e le parole, omettendo le oscenità e salvaguardandola dalle contaminazioni del tempo. La Zeza di Bellizzi, infatti conserva ancora lo stesso canovaccio, gli stessi abiti e la stessa atmosfera del passato, tra riconoscimenti di critica e applausi del pubblico. Il testo è stato, però scritto solo qualche decennio fa quando il maestro Roberto De Simone, ne fece uso per inserirlo nella famosa “Gatta Cenerentola” con la quale vinse il festival dei Due Mondi di Spoleto.
La Zeza ha un palmares di tutto rispetto è stata infatti protagonista del alla piedi grotta di Napoli, al teatro Mercadante di Napoli, ed è stata indiscussa protagonista del Carnevale Di Venezia, con una piazza San Marco gremita di gente nell’apprezzare lo spettacolo dei zezaiuoli diretti magistralmente dall’allora capo Zeza Leopoldo Iannaccone.
La Zeza ha un palmares di tutto rispetto è stata infatti protagonista del alla piedi grotta di Napoli, al teatro Mercadante di Napoli, ed è stata indiscussa protagonista del Carnevale Di Venezia, con una piazza San Marco gremita di gente nell’apprezzare lo spettacolo dei zezaiuoli diretti magistralmente dall’allora capo Zeza Leopoldo Iannaccone.
Tra le tante esibizioni meritano di essere ricordate anche il carnevale di Pisa e lo Gnocco di Verona.