E’ stato il visionario, il cattolico riformatore, l’Altro di Nusco. Così Giuseppe Iuliano racconta Franco Mangialardi nelle prefazione dedicata al suo volume “L’altro di Nusco. Storie nazionali e nuscane nel racconto di Franco Mangialardi”. Un titolo che aveva già usato ‘Il Mattino” in un articolo pubblicato il 26 ottobre 1986 per porre l’accento sul suo impegno al fianco dei cattolici, che si affiancava a quello del leader Ciriaco De MIta. Un percorso, ricostruito nel libro attraverso interviste, recensioni, lettere, in cui è cruciale l’esperienza vissuta in Germania dove sosterrà i connazionali nei loro percorsi di integrazione, svolgendo una funzione di mediazione nei rapporti tra aziende tedesche e lavoratori italiani. Tornato in Italia, fonderà il Centro studi Socio-formativi e il Comitato di collegamento di Cattolici, in un dialogo costante con la Chiesa, la politica, il sindacato, come testimoniano il confronto con esperienze come quelle di Ciriaco De Mita o del Nuovo Sud di Michele Lombardi. “Nessun segreto o amenità -prosegue Iuliano – di cui vantarsi, ma la voglia di ripercorrere scelte, impegni, soluzioni, tutte cose che hanno spinto l’Irpinia, il Mezzogiorno, l’Italia a muoversi verso nuovi orizzonti. Tanto, senza dimenticare delusioni e amarezze, significative di criticità, ritardi e cattiva politica”.
La sfida resta la stessa che aveva contraddistinto il suo impegno in Germania, favorire la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’economia e delle imprese. “Non fu facile per me stimolare il mondo imprenditoriale e non solo nell’affrontare questioni innovative che erano patrimonio della cultura sociale europea, a partire dalla Germania mentre in Italia il contesto culturale sociale si dibatteva nella lotta di classe e un vetero capitalismo. Fui facilitato da un gruppo di imprenditori cristiani, a partire da un personaggio di grande spessore umano e professionale: il conte Bernardino Sassoli de Bianchi”
Una sfida che si fa desiderio di riscatto all’indomani del sisma con il gemellaggio tra la Chiesa di Nusco e la diocesi di Milano e l’impegno del cardinale Martini a favore delle popolazioni devastate dal terremoto. Al messaggio di ecumenismo per la realizzazione di una Chiesa missionario si è sempre affiancato, spiega Iuliano, il progetto di un grande movimento cattolico, pronto a dialogare con tutte le forze sociali di partito, con letterati, ecclesiastici, politici, imprenditori, sindacalisti, per costruire un’Italia capace di solidarietà e giustizia. Lo testimonia l’intervento di Mangialardi all’Assemblea di Taranto su “Cattolici, impegno politico e democrazia cristiana” nel 1985, che richiama alcuni dei principi espressi dallo stesso Ciriaco De Mita. Nasce così il Movimento Politico Area Popolare Democratica, erede del Cattolicesimo democratico e delle altre tradizioni politiche riformiste, ma deciso a superare le vecchie strutture partitiche, a partire dal dualismo tra destra e sinistra, come spiega lui stesso nel carteggio con Savino Pezzotta, già segretario generale della Cisl, ideatore del movimento politico La Rosa Bianca, capace di suscitare tante speranze ma di dissolversi poi nel nulla.
Fino alla necessità, ribadita con forza, di dare una risposta al dopo Ciriaco De Mita. Di qui il suggerimento di un’assemblea permanente e di un manifesto “per riprendere il futuro” e “favorire la nascita di una nuova stagione culturale, politica, amministrativa riconoscendo che è il tempo delle nuove generazioni”. “La comunità nuscana, ancora oggi 2024, vive in qualche modo il lutto per la perdita di Ciriaco De MIta. Dovrebbe darsi una visione, un progetto, riscoprire il significato dei valori comuni, sottolineare l’importanza del bene comune”. Un’ultima sezione è dedicata a Sant’Amato, in cui Mangialardi riconosce forza di popolo, voce di comunità, volontà di essere Chiesa per tutti. A prendere forma un impegno instancabile, guidato dalla consapevolezza che “Ogni momento è buono per un’azione di solidarietà, di giustizia, di pace, di perdono. Un progetto che mi auguro possa partire dal mio paese, Nusco, che amo”.