di Mariagiovanna Prudente
La storia della riscoperta di Pompei ebbe inizio nel 1748, a seguito di sporadici ritrovamenti nei secoli passati in seguito all’eruzione del 79 d.C.; sulla scia del recupero della città sepolta di Ercolano, in cui vennero rinvenuti edifici con pareti affrescate, numerosi oggetti ed il corpo di una vittima. Il re Carlo di Borbone acconsentì di buon grado all’apertura di una nuova campagna di ricerca, affidata successivamente all’abile ingegnere Roque Joachim de Alcubierre, al quale successe, nel 1780, l’architetto Francesco La Vega, ivi all’opera sin dal 1764. Vennero riportati alla luce importanti manufatti ed eccelse opere architettoniche nei posti in cui il terreno lasciava intravedere sporgenti porzioni . Fu così che rinacquero: l’anfiteatro romano di Pompei dei Praedia di Iulia Felix e la via dei Sepolcri, con la relativa Porta Ercolano.
Grazie alle acute e lungimiranti intuizioni del brillante architetto Francesco La Vega, si voltò ben presto pagina nella storia, tentando di dare organicità alle ricerche per arrivare a rendere visitabile almeno una parte della città. Si decise così di procedere con gli scavi lungo la direttrice di via dei Sepolcri – dove si rinvenne la Villa di Diomede – e numerose altre abitazioni come la Casa del Chirurgo. Nell’area a sud, nel 1764, si dette ascolto alle ipotesi dell’Alcubierre, che avevano felicemente condotto alla scoperta del Teatro Grande, allargandosi proprio in posizione di Porta Ercolano. Gli scavi furono coronati dal successo del rinvenimento dell’Odeion, ovvero della caserma dei Gladiatori, del Foro Triangolare e del Tempio di Iside. Tali sensazionali scoperte hanno notevolmente influenzato il mondo contemporaneo. Infatti, le campagne durarono anche nel periodo napoleonico e risorgimentale, fino ad oggi. A tal proposito, al fine di garantire un adeguato stato di conservazione nella già vasta area della città messa in luce, invece di proseguire nell’esplorazione estensiva, specie dopo i danni causati dal terremoto nel 1980, a partire dalla seconda metà del XX secolo, si è preferito eseguire sistematici interventi conservativi e mirate campagne di scavo con il contestuale restauro. Notevoli i successi se pensiamo che, dal 1748 ad oggi, sono state riportate alla luce circa 50 ettari contro i 63 totali della città. Il Foro di Pompei, tra questi. Esso rappresentava la struttura principale della città: ovvero, il centro politico, economico e religioso. Edificato nel IV secolo dai Sanniti , successivamente ampliato e rinnovato dai Romani – i quali aggiunsero non pochi edifici intorno al suo perimetro – il Foro, in epoca augustea, venne arricchito dal magistrale porticato, vide rifatta la pavimentazione, un tempio eretto in onore di Augusto, restaurato il Macellum, utilizzato come mercato della città ma anche per i banchetti in onore dell’imperatore. Si procede con l’Anfiteatro, il quale sicuramente rappresenta una delle strutture meglio conservate attraverso i secoli. Edificato intorno al 70 a.C., nella parte sud-est dell’antica città, aveva una capienza di ben ventimila spettatori. Solo nel 1748 rivide finalmente la luce e riportato al suo antico splendore.
Per converso, rare le ville pompeiane delle quali oggi si dispongono luminose testimonianze. Tra quelle più importanti, vi è certamente la villa dei Misteri. Edificata intorno al II secolo a.C., riportata in superficie a partire dal 1909, l’edificio presenta affreschi perfettamente conservati all’interno del triclinio, il locale della casa in cui veniva offerto il pranzo, in cui sono raffigurati alcuni misteriosi rituali. Da ultimo, la casa del Fauno rappresenta invece una delle dimore più grandi dell’antica città, con i suoi due giardini con peristilio e due atrii. Famosa è anche la casa del Chirurgo, la quale deve tale nome al ritrovamento di numerosi attrezzi chirurgici.