Si conferma rassegna capace di raccontare il nostro tempo il tredicesimo Ariano International Film Festival. La conferma arriva dalla consegna del riconoscimento al miglior progetto in concorso nella sezione AIFF GREEN. A ricevere l’Hirpus d’oro è Food for profit, diretto da Pablo D’Ambrosi, il primo documentario a mostrare il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro della narrazione viene posta la questione su quanti soldi vengano spesi in Europa per gli allevamenti intensivi, pericolosi per l’ambiente e dannosi per la natura. Questa la motivazione del premio: “Questo documentario si distingue per la sua ricerca meticolosa e la presentazione coraggiosa di una realtà scomoda. Attraverso un’indagine approfondita e testimonianze toccanti, Food for profit riesce a svelare i meccanismi nascosti con cui potenti gruppi di interesse modellano le politiche”.
Menzione speciale al documentario La luna sott’acqua di Alessandro Negrini, mentre il Premio Giuria Popolare è stato assegnato a The Gospel according to Ciretta di Caroline von der Tann, entrambi presenti all’Auditorium Comunale per ritirare il premio.
Di notevole interesse anche il seminario “Cinema: la scienza è donna, a partire da Ipazia”, tenuto da menti eccelse della matematica, docenti universitari e ricercatori. Massimo Squillante, Giacomo Di Tollo, Gerarda Fattoruso e Ludovico Mascia si sono alternati al microfono, parlando dell’importanza del sapere e della libertà di pensiero, utilizzando come figura di riferimento Ipazia, scienziata e filosofa greca, figlia del matematico Teone, a sua volta direttore della biblioteca d’Alessandria. “Ipazia invitava alla speculazione e alla sperimentazione – ha spiegato Squillante – in una città multietnica e multiculturale attraversata da tensioni. Il padre voleva che fosse una donna libera, e così è stato”. Parlando di Ipazia, il professore ha suggerito un importante paragone, con Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, originaria di Ariano Irpino, che sta combattendo per la libertà, presentando il suo libro Quando il mondo dorme. “Ipazia è un’anticipatrice dei tempi – si è collegata la Fattoruso – rappresenta la figura della donna moderna, che rinuncia alla vita in onore del sapere. Fu una protagonista scomoda all’epoca, la sua morte equivale alla morte degli ideali”. Arte e scienza comunicano tra loro, scambiandosi riflessioni e metodi, ieri come oggi. “Ipazia sarebbe una tiktoker – ha concluso simpaticamente Mascia – o la protagonista di una serie su Netflix, dal titolo I’ che pazzia”. In un mondo multiculturale come Alessandria, Ipazia rappresenta un’anticipatrice dei tempi, un’incarnazione della donna moderna che abbraccia la conoscenza sopra ogni cosa. La sua vita e la sua morte sono un monito, un’ode agli ideali che resiste ancora oggi. Una figura scomoda allora, un faro oggi. Il seminario ha saputo restituire con forza l’attualità del suo esempio, mostrando come arte e scienza, ieri come oggi, possono intrecciarsi un dialogo vitale.