Resettare: sarebbe questa la strategia del sindaco di Avellino Laura Nargi per dimostrare che il suo governo cambia passo dopo le amare vicende che hanno investito il più importante ente locale della provincia. In realtà con questa mossa, che prefigura una giunta formata solo da tecnici di grande valore, lei eviterebbe di scendere a compromessi con i protagonisti del passato. Anche con quelli che hanno contribuito in parte al suo successo e, dopo le ulteriori novità emerse dall’inchiesta “Dolce Vita”, hanno preso le distanze da chi ha infangato la città. Se l’idea, che allo stato è solo una indiscrezione, dovesse diventare in realtà, si tradurrebbe in un’azione di grande coraggio con un significativo valore etico. Naturalmente, la scelta degli assessori cosiddetti tecnici potrebbe rivelarsi un elemento di garanzia e di trasparenza negli atti che si andranno a compiere.
Ci sono motivi ben fondati nella scelta del sindaco, se ovviamente dovesse essere confermata. Il primo è di ordine personale. Un segnale forte ai magistrati che indagano anche sul suo conto per ribadire che il suo esclusivo interesse è quello di lavorare per la città. Non sarebbe dunque solo un messaggio alla comunità avellinese sulla propria autonomia nel selezionare chi dovrà condividere con lei il governo locale. E, non ultimo, il proposito di sentirsi libera e alla luce del sole, senza aggiustamenti sottobanco che comprometterebbero la sua stessa immagine. D’altra parte, il ricorso alla nomina della giunta tecnica potrebbe rivelarsi un passo indovinato per la città, considerato l’enorme lavoro che c’è da fare. Città che abbisogna di tecnici autorevoli, capaci e soprattutto onesti. Si va dal completamento delle opere incompiute al rigoroso rispetto della questione ambientale, drammaticamente evidenziato nei giorni scorsi dal rapporto Legambiente / Ecomafie dal quale si rileva che Avellino è la seconda città in Italia per speculazione e abusi edilizi.
Si tratta di un problema di scandalose proporzioni che vede squali del cemento impossessarsi del poco verde che ormai rimane in città. Intanto il vero pericolo, da sempre denunciato da questo giornale senza che sia stata data una risposta da parte delle Istituzioni, almeno fino ad ora, è quello che vede imprese locali, in qualche modo collegate ai clan camorristici, inquinare la vivibilità della città. Eppure le interdittive antimafia non mancano. Per concludere: la strategia del resettare tutto – che non dovrebbe escludere un risanamento della stessa burocrazia comunale anzi dovrebbe ripartire proprio dalla bonifica degli uffici – potrebbe essere una mossa vincente per rifondare la credibilità del Comune diventato idrovora di malaffare. Si inauguri ora la stagione dei doveri, della legalità, della responsabilità e dell’onesto agire.