“Si carica di un valore forte la scelta di dedicare la mostra a un artista come Michele Ricciardi, pittore della Terra di Mezzo, capace di unire due territori, frutto della sinergia tra Provincia e Sovrintendenza”. A sottolinearlo la sovrintendente Paola Bonaudo nel presentare la mostra “Anime purganti, anime dannate e anime pie. Abas Michael Ricciardi Pingebat” a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino e della Provincia di Avellino, inaugurata ieri al Museo Irpino. “La Valle dell’Irno – spiega Bonaudo – rappresenta un territorio poco conosciuto ma ricco di molteplici attestazioni artistiche. Questa mostra diventa l’occasione per accendere i riflettori su quest’area”. E’ il direttore del Corriere Gianni Festa a sottolineare come la cultura rappresenti un antidoto alla criminalità e allo smarrimento delle comunità, di qui l’importanza di investire su iniziative culturali mentre il presidente della Provincia Rizieri Buonopane pone l’accento sulla scelta di valorizzare gli spazi del Carcere Borbonico, aprendolo sempre di più alla città, rendendolo fruibile anche nei fine settimana. E annuncia la volontà di trasferire il Museo Archeologico nelle sale del Carcere Borbonico, caratterizzando sempre di più il Palazzo della cultura di Corso Europa come polo bibliotecario. Sottolinea le difficoltà di promuovere la cultura come ente Provincia “I fondi che arrivano dalla Regione non bastano neppure a pagare gli stipendi dei dipendenti ma noi portiamo avanti questa sfida, convinti che la cultura sia uno strumento importantissimo per la crescita dei territori. Purtroppo, dobbiamo fare i conti con le contraddizioni che ancora caratterizzano i rapporti tra Province e Regioni”.
E’ quindi la storica dell’arte Paola Apuzza della Sovrintendenza, curatrice della mostra a sottolineare la statura di un artista come Michele Ricciardi, considerato ingiustamente un minore, con la sua ricca produzione sparsa nelle chiese del territorio “Possiamo immaginare un percorso seguendo le tappe della sua carriera artistica, caratterizzata da una committenza laica e religiosa ma anche da una vera impresa specializzata nella produzione di opere artistiche, legata a una bottega, nella quale lavoravano anche altri artisti che gli consentivano di terminare opere in tempi brevi, come testimonia l’uso spregiudicato dei cartoni”.
Ricorda come Ricciardi, che vive la transizione dal Barocco al Rococò, sia fortemente influenzato dalla sensibilità di Luca Giordano, a partire dalla collaborazione con uno dei suoi allievi, Andrea Miglionico “Un’influenza evidente nella descrizione particolareggiata di elementi decorativi e nella predilezione per i colori accesi. Nei suoi dipinti su tela ed affreschi ci troviamo di fronte a una costruzione scenica su più piani visivi, grazie all’uso della quinta architettonica. Ci troviamo di fronte a un effetto illusionista come se le figure della scena fossero collocate su un palco teatrale”. Spiega come “deve la sua fama a un realismo popolare. a un gusto scenografico immediatamente riconoscibile anche da un pubblico molto semplice, capace di parlare al cuore degli uomini. E se è vero che il suo gusto è chiaramente espressione del clima controriformistico, pure incontriamo qualche trasgressione al messaggio sinodale, a partire dalle anime del Purgatorio in pose meno tradizionali, a sottolineare la libertà del genio creativo. Centrale è, comunque, il tema del Peccato con il Purgatorio che appare luogo di espiazione, espressione di un’umanità che riponeva speranza nella Misericordia”. Preziosa la testimonia di don Tarcisio Gambalonga, vicario generale della diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi “Solo la salvaguardia del patrimonio storico artistico può restituire un futuro. Il primo incontro con l’arte di Michele Ricciardi avviene dopo il terremoto del 1980, di fronte alle macerie del convento di Santa Maria delle Grazie. Tra queste macerie c’erano anche quelle del soffitto dipinto dal Ricciardi. Eppure anche nel grigio di quei giorni, i colori accesi di Ricciardi restituivano speranza”. E sottolinea il proprio orgoglio nell’aver individuato due inediti di Ricciardi, l’Assunzione della Vergine di Monteverde e l’ovale con Immacolata proveniente dalla chiesa di Teora”. Infine, ribadisce la speranza che la mostra rappresenti l’inizio di un cammino culturale. Per guardare al futuro dobbiamo ripartire dal recupero delle radici”.