Ancora un appuntamento con il cinema d’autore firmato Zia Lidia. Il 24 febbraio al Multiplex, alle 18 e alle 21, si proietta “Le déluge. Gli ultimi giorni di Maria Antonietta” di Gianluca Jodice con Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Aurore Broutin, Hugo Dillon, Tom Hudson, Roxane Duran, Vidal Arzoni, Anouk Darwin Homewood, Fabrizio Rongione Siamo nel 1792: la famiglia reale di Francia, con accompagnatori al seguito, viene trasferita nella Torre del Tempio (è stata finora prigioniera nel Palazzo delle Tuileries) a nord di Parigi. Ad accoglierli il Procuratore della Comune di Parigi, a sorvegliarli le guardia rivoluzionarie, mentre la Convenzione Nationale deve decidere sulla loro sorte. La città è lontana, e le notizie che arrivano dal di fuori sono vissute con ansia ed angoscia dal nucleo di prigionieri, i quali vedono negli ambienti e negli arredi sempre più spogli il segno dell’inesorabile disfacimento dei privilegi, e di un intero ordine sociale. Più interessato alle reazioni umane di prigionieri e carcerieri, i quali sperimentano impreparati l’improvviso ribaltamento di ruoli e rapporti di potere, con tutto il portato culturale e simbolico che ne consegue, che alla lettura odierna degli eventi passati di tanto cinema in costume, Jodice e lo sceneggiatore Filippo Gravino (partendo dalle memorie del valletto Jean-Baptiste Cléry) mettono in scena un dramma scandito in tre atti (Gli dei, Gli Uomini, I morti) basato sul senso d’impotenza che investe chi si scopre inadeguato all’impensato mutare degli eventi (era stato così per l’auto-esiliato D’Annunzio nel suo Vittoriale dell’esordio nel lungo de “Il cattivo poeta”). A curare le musiche Fabio Massimo Capogrosso, fotografia di Daniele Ciprì, costumi di Massimo Cantini Parrini, la co-produzione italo-francese ha aperto in Piazza Grande il Festival di Locarno del 2024, regalando ai protagonisti Mélanie Laurent e Guillaume Canet l’Excellence Award. A confrontarsi con il pubblico Giuseppe Petriccione, autore del montaggio,
E’ il regista Gianluca Iodice a spiegare che “Uno può pensare che Le déluge sia un film passatista, e invece – lo vedo anche dalle prime proiezioni pubbliche che sto facendo – la risposta intellettuale ma anche emotiva che suscita è assolutamente contemporanea, anche se io non avevo cercato un’analogia con il presente, almeno non razionalmente. Viviamo in tempi in cui c’è la sensazione quasi apocalittica che la Storia sta voltando pagina in maniera irreversibile, c’è proprio la percezione di una sorta di strappo. Ed è forse per questo che Le déluge viene preso come un film che parla all’oggi”.