Dal racconto della cultura contadina alla celebrazione del valore della libertà. E’ il senso della raccolta di Paolo Saggese “Favole Esopiche di un asino sapiente”, edita da Terebinto, presentata questo pomeriggio, nello spazio antistante la libreria Mondadori. “Sono partito – spiega l’autore – da una serie di saggi dedicati da La Penna alla favola antica, saggi che avrebbe voluto raccogliere in un volume. Una pubblicazione che non ha visto, però, mai la luce. Per La Penna le favole antiche riflettono il punto di vista delle classi subalterne, era per loro l’unico modo di esprimere la loro visione del mondo: di qui la scelta di ricorrere ad apologhi che vedono protagonisti animali, con vizi e difetti che richiamano quelli degli uomini. Una visione certamente condizionata dalle radici contadine della propria infanzia, poichè La Penna era nato in una famiglia contadina per poi approdare alla Normale di Pisa. A permeare l’universo delle favole di Fedro ed Esopo il fatalismo e la rassegnazione di chi pensa che la realtà non possa essere modificata e l’unica scelta possibile sia l’accettazione della propria condizione di schiavitù. Sentimenti non diversi da quelli del bracciante e del contadino che non era certo neppure di riuscire a portare a casa il pane e non poteva che sottostare a gerarchie e logiche di potere imposte dalla società, destinate a durare per sempre”.
Una raccolta nata anche dal coinvolgimento degli studenti dell’Ic di Cerignola di cui Saggese è dirigente scolastico “Uno dei primi obiettivi del nostro Piano dell’Offerta formativa è la formazione di lettori forti, di qui la necessità di educarli all’arte della scrittura attraverso un progetto di narrazione. Sono stati gli studenti a cimentarsi nella scrittura di favole e nella realizzazione delle illustrazioni. I risultati sono stati di grande originalità mentre io mi sono limitato ad applicare gli schemi delle favole di Fedro alla tradizione della cultura contadina Alcune di queste sono parte del libro. E saranno i nostri studenti a presentare la raccolta a settembre a Cerignola”. Spiega come “Il libro si presta a una duplice interpretazione, le favole possono essere lette dai bambini ma hanno anche un livello di lettura più complesso che parla agli adulti. Non tutte sono a lieto fine, non dobbiamo insegnare alle nuove generazioni che esistono solo emozioni positive”.
Saggese ricorda come “La Penna, che era intellettuale organico al Pci, vedesse nel comunismo l’unica arma per liberare le classi contadine e operaie dalla condizione di sudditanza. La stessa letteratura greca è interpretata alla luce dello scontro tra le classi sociali, delle contraddizioni del tempo presente. Così è nell’universo di Fedro in cui c’è una dura condanna delle ingiustizie sociali, insieme alla consapevolezza che chi è subalterno non può che accettare la propria condizione sociale. La Penna era convinto che i contadini non fossero pronti alla ribellioni, perchè non avevano coscienza della propria condizione sociale. Di qui la necessità di insegnare loro il socialismo e che dunque tutti gli uomini sono uguali, incoraggiandoli a ribellarsi e rivendicare la loro libertà”. Una lezione che si carica “di un valore forte in un tempo dominato dal capitalismo politico di poche persone che decidono per l’umanità, in cui la democrazia è messa in discussione”. Spiega come “Solo dopo la fine del comunismo nell’Unione Sovietica, La Penna prenderà coscienza di come l’ideologia comunista abbia fallito, creando nuove forme di schiavitù. Probabilmente non scriverà mai il volume dedicato alle favole antiche, proprio perchè convinto che l’utopia sia finita e sia necessario accettare la realtà”.
Costante il riferimento al Sud “Nelle favole il ricordo di Scotellaro si intreccia con quello di mio padre, cresciuto in una società contadina e di Giuseppe Di Vittorio, il contadino di Cerignola che riuscirà a diventare un riferimento per il mondo del lavoro, che insegnerà a non togliersi mai il cappello davanti al padrone”. E spiega come il vero “comunismo è la scuola che ci insegna ad essere liberi e a pensare con la nostra testa”. A confrontarsi con l’autore, moderati dal giornalista Gianluca Amatucci, la poetessa Rossella Tempesta. E’ lei a porre l’accento sulla forza delle favole che consegnano “uno spaccato dell’universo contadino e della condizione del popolo, fatta di fatica nei campi, sacrificio e sfruttamento. a cui è negata la conoscenza e dunque la possibilità di migliorare la propria condizione sociale. Una lezione che richiama quella di don Milani in un universo che dall’asino Pinuccio arriva fino alle donne-Madonne contadine”. Prossima tappa per “Le Favole esopiche di un asino sapiente” lo SponzFest il 30 agosto.”Chiederemo a Vinicio – confessa Saggese – di musicare una delle favole dell’asino di compa Fichella”