Rosa Bianco
Oggi pomeriggio, la Sala delle Arti di Manocalzati si è sublimata in un tempio sonoro, un’arca incantata dove il tempo si è dissolto, lasciando spazio all’essenza pura della musica. L’evento, dal titolo evocativo “Innamorati del Fagotto… Passeggiando fra i secoli una voce canta”, perla preziosa del ciclo Choco Classical Concerts, è stato orchestrato con magistrale visione artistica dall’Associazione Musicale Igor Stravinsky, sotto l’illuminata guida del Maestro Nadia Testa.
A incarnare la voce degli abissi musicali, Patrick De Ritis, eminente primo fagotto solista dei leggendari Wiener Symphoniker da oltre vent’anni, figura di spicco nel panorama concertistico internazionale. Al suo fianco, Michela De Amicis al pianoforte, raffinata tessitrice di armonie, la cui sensibilità interpretativa ha saputo fondersi con la voce calda e vellutata del fagotto, creando un dialogo sonoro di rara, quasi mistica, bellezza.
Il programma si è dispiegato come un sontuoso arazzo musicale, intessuto di epoche e suggestioni, dove il fagotto si è rivelato strumento duttile e camaleontico, capace di trasformarsi da voce narrante a canto dell’anima. L’apertura, affidata alla Sonata BWV 1029 di Johann Sebastian Bach, ha irradiato la sala di una luminosa architettura barocca, una costruzione sonora di cristallina perfezione. Subito dopo, la struggente Aria di Lensky di Čajkovskij ha colpito il cuore del pubblico con la sua malinconia intrisa di dolcezza e rimpianto.
Il Divertimento su temi della Lucia di Lammermoor di Antonio Torriani ha svelato il fagotto come un autentico cantore lirico, capace di dar voce alle passioni più viscerali, mentre la Fantasia di opere di Giacomo Puccini, eseguita con virtuosismo e grazia da Michela De Amicis, ha offerto un vertiginoso affresco sonoro intriso di pathos e teatralità. L’Adagio di Louis Spohr e la delicata Sicilienne di Gabriel Fauré hanno sospeso il tempo, trasportando l’ascoltatore in una dimensione intima e contemplativa, quasi un sussurro dell’eternità. Il trionfo finale è stato affidato alla Fantasia su “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi, che ha chiuso la serata con un tripudio di colori, ardore e drammaticità, un inno alla potenza evocativa del melodramma italiano.
Ma la serata non si è conclusa con l’ultima nota: il calore della musica ha continuato a vibrare nelle conversazioni, nei sorrisi condivisi attorno a una cioccolata calda e alle dolci prelibatezze offerte, in un rituale conviviale che ha trasformato la musica in un’esperienza sensoriale totale, capace di nutrire tanto l’anima quanto il cuore. La lotteria “Innamorati della Musica” ha aggiunto un tocco di festosa leggerezza, suggellando un evento che è andato ben oltre il semplice concerto: un incontro con il sublime.
In questa sinfonia di suoni, emozioni e silenzi carichi di significato, risuona potente la riflessione di Victor Hugo: “La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile tacere.”
E, oggi pomeriggio , a Manocalzati, la voce del fagotto di Patrick De Ritis ha sussurrato, cantato e infine gridato l’indicibile, lasciando un’eco che continuerà a vibrare nel cuore di chi ha saputo ascoltare.