Non si ferma la battaglia della scrittrice Licia Giaquinto per far rinascere il borgo di Aterrana a Montoro. Anche se non manca l’amarezza per quello che continua ad apparire un borgo abbandonato a se stesso, malgrado gli appelli lanciati negli anni. “Sono trascorsi 4 anni da quando ho iniziato la battaglia per cercare di strappare il paese di Aterrana alla morte – spiega la scrittrice Licia Giaquinto, originaria di Aterrana- ma niente è stato fatto. Dai tetti sono spuntati altri arbusti. Un albero di fichi ha fatto i suoi frutti tra le tegole rotte, nuove violaciocche sono cresciute dalle crepe dei muri, assieme a malva e a ciuffi di violette e margheritine.
I venti, attraversando furiosi, stanze vuote di antichi palazzi dalle porte e finestre scardinate hanno strappato altre voci di altri abitanti le cui esistenze sono rimaste rapprese tra le pietre.
Io le ho raccolte e ve le farò ascoltare domenica primo settembre”.
Giaquinto che come poche ha saputo raccontare la cultura ancestrale dell’Irpinia punta l’indice contro le responsabilità degli amministratori: “Mi chiedo come sia stato possibile ridurre un paese storico, situato in una posizione invidiabile, vicino ai più importanti luoghi turistici e culturali della Campania, ( Salerno, costiera amalfitana, Pompei, cilento, Paestum) raggiungibili con autostrada a poche centinaia di metri, in questo modo senza muovere un dito. Il terremoto non aveva causato quasi nessun danno, ma erano arrivati miliardi , e allora, ecco centinaia di iene calare sul grasso che colava, e farlo sparire senza aver compiuto nessuna azione in grado di riparare le poche crepe apertisi nelle case.
E poco a poco quelle crepe si sono aperte e sono state colonizzate da semi di violaciocche , e erbe selvatiche, mentre il vento scoperchiando nella sua furia i tetti offriva a piante più esigenti lo spazio per la loro crescita. Cari amministratori che avete gestito la ricostruzione mi dite che fine hanno fatto i miliardi ricevuti? Avete abbattuto alberi monumentali che da secoli proteggevano, come Dei, i paesi dall’avanzare dello scempio e della bruttezza. E mai avete ascoltato le mie grida d’aiuto che indicavano anche la maniera di salvarli, quegli alberi. Ora c’è una nuova amministrazione, appena eletta. Spero che prenda a cuore il borgo e si adoperi in tutti i modi e con urgenza, per arrestare la morte di Aterrana, il paese arcaico e pagano che mi ha nutrita con le sue infinite storie che ho cercato di strappare alla morte con i miei libri ambientati in Irpinia”.
Nasce dalla volontà di restituire un futuro al borgo “Le Voci delle pietre”, monologhi per ridare voce agli abitanti del paese in programma il primo settembre, alle 20, nel cortile di Palazzo Rocco, promossa dall’associazione Aterrana-Ater Ianua. Ad interpretare i monologhi di Giaquinto Angelo Sateriale, Margherita Rago e Carmine Iannone, accompagnati dalla fisarmonica del maestro Ezio Testa. La speranza è quella di strappare Aterrana alla morte, decretata da indifferenza e malaffare, riaccendendo i riflettori su un borgo dimenticato che chiede, però, di continuare a vivere