“Un bilancio in negativo per i 10 anni di gestione alla guida dell’EAV del Presidente Umberto De Gregorio”. A sottolinearlo Legambiente Campania insieme ai Comitati di pendolari, evidenziando come in dieci anni la rete ferroviaria ex Circumvesuviana, come emerge dai report ufficiali della Carta della Mobilità di EAV, ha perso circa 13 milioni di passeggeri a fronte di una tendenza nazionale positiva di aumento delle cittadine e dei cittadini che decidono di muoversi con il trasporto pubblico. “Un dato che non è solo statistico, ma racconta una disillusione collettiva verso un sistema che avrebbe dovuto rappresentare il pilastro della mobilità sostenibile nell’area metropolitana di Napoli e nel vesuviano e che ha finito per alimentare la povertà di mobilità, costringendo migliaia di cittadini a rinunciare al trasporto pubblico e a tornare all’uso dell’auto privata. E le conseguenze sono gravi dal punto di vista sociale, economico e ambientale: più traffico, più consumo energetico, più emissioni inquinanti”
“Parliamo- proseguono- di una infrastruttura che avrebbe dovuto favorire la decarbonizzazione dei trasporti e che invece si è trasformata in un ostacolo. I disservizi sono quotidiani: guasti tecnici, ritardi cronici, sovraffollamento, episodi di vandalismo, stazioni impresenziate e una comunicazione assente da parte dell’ente gestore. La percezione di insicurezza è diffusa, alimentata da treni obsoleti e poco affidabili, da una rete fatiscente e da controlli limitati al capolinea e a poche altre stazioni. Il revamping dei treni si è rivelato al momento un fallimento: dodici convogli mai consegnati e venticinque in servizio protagonisti di guasti, avarie e persino incendi. L’acquisto dei nuovi treni è diventato una querelle internazionale degna della migliore penna di gialli, tra assegnazioni errate, ricorsi, guerre, alluvioni e ritardi pluriennali. Nel frattempo, i lavori di ammodernamento della rete, annunciati da anni, sono stati avviati solo di recente, lasciando i pendolari in balia di un servizio inadeguato. Molte stazioni sono inaccessibili, prive di ascensori funzionanti, bagni pubblici e personale di assistenza. I convogli sono spesso privi di climatizzazione, i posti riservati agli invalidi non rispettati, le informazioni sui treni scarse o assenti. Questa condizione configura una violazione del diritto alla mobilità e una forma di discriminazione indiretta, che trasforma ogni viaggio in un percorso a ostacoli. La Circumvesuviana- concludono– per rispondere davvero alle esigenze del territorio, deve avviare un processo di partecipazione autentica, coinvolgendo attivamente associazioni, comitati locali e viaggiatori. Basta incontri unilaterali: servono tavoli di dialogo strutturati, dove enti, utenti e comunità possano contribuire alla definizione delle soluzioni.”
So sottolinea come “dopo dieci anni al bilancio del Presidente è necessario contrapporre il bilancio dei pendolari che ogni giorno affrontano la quotidiana impresa di prendere il treno. Un bilancio dove è scritto a carattere cubitale che ogni passeggero perso è un passo indietro verso gli obiettivi dell’Agenda 2030. Dove è scritto che trascurare il trasporto pubblico significa aggravare la crisi climatica e sociale, allontanando la possibilità di costruire città vivibili, inclusive e sostenibili. E dove con le parole e proclami non si viaggia meglio. È tempo di agire, con politiche ambiziose e investimenti concreti, per restituire dignità al trasporto ferroviario e garantire il diritto alla mobilità per tutti”