“Il volume Il demone dell’incompiuto di Mirella Napodano – sottolinea Anzalone – si segnala per tre peculiari caratteristiche nel panorama della letteratura filosofico-pedagogica. La prima consiste nel saper tradurre in riflessione concettuale quelle che sono state importanti e significative esperienze didattico-dialogiche che questa docente di filosofia e dirigente scolastica ha vissuto con allievi delle medie inferiori e superiori. La seconda caratteristica consiste nella originale proposta della filosofia come strumento fondamentale che fonda e preserva la pace. La terza, che è la più importante, rinvia ad una felice penetrazione concettuale dell’essenza umana, quale quella di un ente finito, incompiuto, la cui incompiutezza è un limite di natura affatto particolare. Quello per cui, essendo dotato di mezzi conoscitivi e operativi limitati, è capace ogni volta di trascendere i limiti del suo conoscere ed agire. Sicchè si può dire che in questo limite ci sia l’infinità stessa dell’uomo-di quest’essere a metà strada tra il bruto che non sa e non sa di non sapere e il Dio che è colui che sa tutto da sempre. L’uomo è per natura filosofo, poichè – come ci insegna Socrate – egli sa di non sapere e quindi, non vive questo suo limite come un impaccio e un freno ma come stimolo a realizzare un senso forte per la sua solitudine. Ovvero la sua capacità di evoluzione continua è positiva nel campo della conoscenza e della prassi. Se l’uomo è questo, non può che aspirare a una comunità umana fondata sulla libertà, che Cicerone definiva “tranquilla libertas”. E’ una società pacifica, improntata a valori alti, generosi, accomunanti che consente alla leopardiana ‘umana compagnia’ di dare di sè l’espressione migliore, raggiungendo non di rado l’eccellenza. Come è evidente, la Napodano che dimostra un’agguerrita padronanza della filosofia occidentale risente felicemente dell’influenza socratico-platonica e di quella di Erasmo da Rotterdam e di Imannuel Kant, autore di quel capolavoro filosofico in cui egli, fin dal titolo, teorizza la pace perpetua e ne redige i relativi articoli validi per tutta l’aumanità”.
. “L’incompiutezza – spiega Napodano – si apre alla reciprocità, alla consapevolezza di non bastare a sè stessi, di aver bisogno del punto di vista altrui per vedere oltre il nostro orizzonte. E’ questa la posizione dei filosofi del dialogo come Buber e Levinas che considerano la cooperazione emotiva fra i dialoganti l’elemento essenziale nella ricerca della verità, intesa come frutto del confronto con il volto dell’altro”



