Di Mino Mastromarino
Notizie dalla Germania. Non rassicuranti. Per i sondaggi di questi giorni , l’estrema destra sorpassa tutti, Alternative für Deutschland ha raggiunto una percentuale record, mentre i partiti tradizionali soffrono di crescente declino dei consensi. La tendenza è confermata da un recente monitoraggio sul grado di rifiuto nei confronti di tale partito: ad oggi, solo il 49 per cento degli intervistati afferma di non poter “assolutamente” votare AfD, il minimo storico rispetto al precedente picco del 75 per cento. Nell’ordinamento teutonico, esiste l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV). Che il 2 maggio 2025 ha però dichiarato l’ AfD un’organizzazione di estrema destra che potrebbe minacciare la sicurezza e la tenuta della democrazia (tedesca). Intanto, il Governo tedesco si prepara alla guerra: 80mila soldati e 120mila riservisti in più, ingente acquisto di armi e riorganizzazione dell’esercito per farne “ entro il 2029 l’apparato militare più forte d’Europa”. Soltanto – si dice – per contrastare la grave crisi industriale in atto. Il ministro della Difesa è Boris Pistorius del partito socialdemocratico (SPD). Le piccole imprese tolgono il veto, e la Cdu del Cancelliere Merz pensa al voto del 2026 in otto Land del paese. Stanno prendendo corpo sia l’inutile inseguimento elettorale dei Moderati sui temi cari agli estremisti, che la infausta quanto (storicamente) fallimentare idea di una coalizione del Centro con l’estrema Destra, magari con l’appoggio esterno dell’AFD ai governi regionali a guida popolare.
Sarebbe l’inizio della fine del sogno europeo, tanto in senso economico quanto in quello politico.
Non è bastato né basterà alla causa europea l’inutile dogma della stabilità economica degli stati membri perché il problema è stato, è e sarà sempre un altro.
Secondo il Censis, la ragguardevole percentuale del 30% degli Italiani è convinta che le autocrazie siano più adatte allo spirito del tempo, tanto da riporre fiducia in Putin (12,8%), in Orbán (12,4%) in Erdogan (11%), in Trump (16,3%), persino in Xi Jiping (13,9%).
Nel documento sulla «Strategia di sicurezza nazionale», pubblicato ieri dalla Casa Bianca, si continua ad accusare l’Europa: «Se va avanti così, tra vent’anni l’Europa non sarà più riconoscibile… c’è il rischio reale ed evidente che la sua civiltà venga cancellata». E questo perché « la Ue e altri organismi transnazionali stanno mettendo a rischio la libertà politica e la sovranità degli Stati e le politiche migratorie stanno trasformando il continente, soffocando e censurando la libertà di parola e sopprimendo l’opposizione politica». Di tutto si può accusare Trump, tranne che di essere schietto.
La questione non è etica né ideale: è logica. L’autocrazia – lo dice la parola stessa – è nazionalista, come tale incompatibile con ogni unione od organismo internazionale: dove esiste la prima non può esistere la seconda. Poi vengono, ad abundantiam, le ‘applicazioni’: lo stato di diritto, la divisione dei poteri, i corpi intermedi, gli organi di garanzia, la libertà di stampa, la tutela delle minoranze, la separazione delle carriere dei magistrati.
In capo ai Membri fondatori, restano le inescusabili colpe di mantenere ancora l’Ungheria nella Comunità Europea, e di fingere che non sia questo – cioè l’eradicazione del virus sovranista – il primo passo per la costruzione politica, e quindi militare, dell’Europa.



