Frigento – Scade domani il termine fissato con la proroga della Cassa integrazione per i lavoratori impegnati nel cantiere della galleria San Filippo. Ma non ci sono grandi novità, i lavori potrebbero non riprendere, e tra le maestranze serpeggia il timore che il cantiere resti fermo ancora per lungo tempo. E, quindi, le retribuzioni siano lontane da arrivare. C’è molta preoccupazione e la protesta comincia anche a farsi più intensa. Al punto che i sindaci dei Comuni interessati, soprattutto Carmine Ciullo, di Frigento, stanno cercando di convincere l’azienda, la Regione e tutti coloro i quali siano interessati dai lavori, affinché ritrovino concordia e unità d’intenti.
Andiamo con ordine per cercare di capire che cosa è accaduto. I lavori presso la Galleria San Filippo, che è ubicata nei territori di Frigento e Gesualdo, sono fermi da lungo tempo. Come si ricorderà nell’area a ridosso del cantiere, in territorio di Frigento, c’era stato un movimento franoso che aveva messo in pericolo una abitazione dalla quale era stata evacuata una famiglia. E da allora si era fermato il cantiere e poi erano ripresi i lavori, ma con minore intensità, per evitare ulteriori problemi, poi l’opera è stata interrotta. Le cause dello stop erano state addebitate a varie questioni: una variante d’opera mai approvata, per aggirare il problema frana, ma poi si è cominciato a parlare di mancate forniture, e anche di problemi finanziari di aziende, tra cui quelle subappaltatrici, e altro ancora.
Tra le tante i presunti mancati pagamenti ai fornitori da parte dell’azienda Condotte, come accusano i lavoratori di varie ditte. Insomma una ridda di voci, alcune confermate, altre meno, ma chi ci rimette sono i lavoratori ed i cittadini di questo territorio che si ritrovano con una infrastruttura pensata per far uscire da un lungo e dannoso isolamento questi Comuni, ma che li sta isolando ancor di più. E per dare un’immagine non molto compromessa, le colpe sono state addossate tutte alla Regione Campania che non avrebbe approvato la variante. Tuttavia quest’ultima non si capisce se sia stata davvero presentata. Circa due mesi fa si era svolta una riunione e appunto si era giunti alla richiesta di proroga della Cassa integrazione, di circa 7 settimane su cui c’era stata l’intesa delle parti.
La proroga era stata causata, come abbiamo visto, da vari fattori e si auspicava che in questo lasso di tempo sarebbe stata presentata una variante e la Regione avrebbe dovuto approvarla e rilanciare l’opera. L’approvazione non c’è stata, i lavori sono fermi e i lavoratori che su questo stipendio avevano fondato le proprie speranze per “campare le famiglie” sono ora allo stremo. E chiedono l’intervento delle istituzioni sul territorio. Le amministrazioni comunali, appunto, i cui sindaci sono l’obiettivo riconosciuto e riconoscibile per i cittadini e quindi i primi a subire le intemperanze dei cittadini e dei lavoratori, per fortuna al momento non eccessive. Tutto questo tuttavia avrebbe potuto avere un risvolto meno energico, se non ci fosse stata una nuova vicenda che ha per dir così, reso più furente la reazione. C’era stata una riunione tra l’impresa appaltatrice, Condotte Acqua, e vari creditori per trovare una intesa sui pagamenti degli insoluti. L’intesa raggiunta prevedeva pagamenti rateali da aprile, e poi maggio, giugno e luglio per chiudere con le spettanze pregresse. Il problema è sorto quando il limite di aprile non sarebbe stato rispettato. Non avendo ricevuto la prima rata le aziende che hanno il subappalto dei lavori hanno cominciato ad avere qualche timore. Anche perché hanno dovuto spiegare la situazione ai lavoratori ai quali avevano detto che, anche se a rate, ci sarebbero stati dei soldi e una ipotesi di ripresa dei lavori. E quindi tutto è fermo. Il pericolo che le imprese vadano via c’è, alcune già hanno dismesso. E se continua così i dipendenti di tutte le aziende, a cominciare da Condotte, potrebbero andare via e con i cantieri dismessi il lavoro si ferma per lungo tempo. Questo è il timore delle ditte sub appaltatrici. I dipendenti rimasti senza lavoro protestano e si creano condizioni simili a quelle di un vulcano spento per lungo tempo che però all’improvviso potrebbe esplodere. Già ci sono le prime avvisaglie, i fornitori avrebbero già pronte le diffide da parte loro nei confronti di Condotte. E mettono nel mirino il direttore dei lavori, che prova a gestire la situazione, ma si è sempre più sull’orlo della crisi. C’è il rischio serio che i lavoratori che fino ad ora hanno operato presso i cantieri della Lioni – Grottaminarda, acquisendo peraltro una notevole esperienza, vadano via e anche se si dovesse ripartire c’è il rischio che mancheranno le maestranze. A quel punto se ne dovranno assumere altre e istruirle per bene per assolvere al lavoro cui sono chiamate. Sui territori si lavora per creare una sorta di alleanza tra amministrazioni locali e cittadini per dare vita a grandi ed eclatanti manifestazioni, per costringere i protagonisti a porre rimedio alla vertenza, che non è di una parte, di un solo settore lavorativo, o di una istituzione anche non vicina alle popolazioni, ma è di tutto un territorio e di una popolazione ampia. Questa è la forza del territorio e prima si capisce e meglio è.