Negli ultimi anni era cresciuta la mobilitazione per le difficili condizioni economiche in cui vivea tanto che lo stesso ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris aveva chiesto che potesse essere aiutato con la Legge Bacchelli. Su Twitter, infatti, De Magistris aveva scritto: “Subito il vitalizio della legge Bacchelli al grandissimo Marcello Colasurdo che ne ha bisogno per curarsi e per vivere. Marcello ti voglio assai bene!”. Sarà possibile salutare Marcella nella cappella del Cardarelli. Domani, alle 17, i funerali nella chiesa San Felice di Pomigliano.
Commosso il ricordo dell’attivista trans Daniela Lourdes Falanga: “Maestro, quando t’incontrai ero piccola. Mi accarezzasti e iniziasti a cantare proprio mentre ti ero in braccio, guardandomi e difendendomi. Diventasti la Madre, quella di cui ogni volta cantavi il pianto e le lodi quando la incontravamo. A te il mio saluto immenso di gratitudine”. A rendergli omaggio anche il giornalista Rino Genovese “Ti ricorderò sempre così, allegro nonostante i mali che ti affliggevano. A casa tua mi facesti trascorrere un pomeriggio indimenticabile, pronto a rendere magico ogni momento con la tua voce e il ritmo della tua tammorra. Pochi giorni dopo iniziò il tuo calvario e non ho potuto più riabbracciarti. Marcello Colasurdo, resterai nei cuori di chiunque ti abbia conosciuto, le tue parole indelebili descriverano per sempre l’anima pulsante del nostro popolo”. Angelo Branduardi sottolinea come “Marcello Colasurdo era un Artista straordinario, verace ma colto. Con le sue tammorre ha ripercorso itinerari della Tradizione, non solo Campana, ma di tutto il Sud. Certamente con un prezioso lavoro di recupero di sonorità altrimenti perdute. In questa rarissima foto (scattata a San Leucio in un luglio di 23 anni fa) si cantava e si suonava insieme una incredibile versione de “Il canto dei Sanfedisti”, insieme alla NCCP di Fausta Vetere e Gianni Lamagna, e al compianto Corrado Sfogli…” Il giornalista Francesco Lepore ricorda “La sua monumentale figura di guida carismatica nel primitivo santuario di Mamma Schiavona, mentre cantava lungo la scalinata antistante, gradino per gradino, le dialettali invocazioni mariane. Indimenticabili le parole dette tre anni fa nel corso di un’intervista: «Non vogliamo essere discriminati e additati. Contro tutte le culture della cattiveria, delle omofobie, della violenza. Questa è una festa dell’amore, una festa della vita. Preghiamo la Mamma Schiavona che ci faccia stare bene tutti quanti».Maria Pia Di Vito parla di “Una voce che raccoglieva le anime, una voce grande, tellurica, potente, dionisiaca, al servizio di un cuore enorme. Una stufa umana , emanava amore , e ti tirava dentro sia che cantasse della Flobert con i Zezi, o per i riti della Madonna Schiavona . Un’anima così grande non scompare”. “Padrone assoluto delle scene – scrive l’antropologo Valerio Ricciardelli – che ti appartengono come tu appartieni ad esse e continuerai ad appartenere per sempre … scene pregne di sacralità grazie alla tua presenza e al tuo canto Intermediario tra la terra e il cielo”.
Tra i fondatori del gruppo dei E Zezi, aveva collaborato con artisti del calibro di Nuova Compagnia di Canto Popolare, Modena City Ramblers, Almamegretta e 99 Posse, recitando anche al Cinema e al Teatro con registi come Federico Fellini, Antonio Capuano, Mario Martone. Nel 2000 ha realizzato il disco “Aneme perze” con gli Spaccanapoli per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel.
Non solo musica. Come attore ha lavorato con Federico Fellini e con John Turturro. Nel 2001 era stata la voce dell’album “Aneme perze” degli Spaccanapoli, uscito per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel.
Più volte aveva ribadito il valore di cui si caricano canti e balli popolari, poichè “la tradizione non è sacro e profano ma sacro e precristiano. Quando si invoca la Madre Terra, il richiamo è all’unione di maschile e femminile, il fiore che nasce dalla Madre Terra non ha un genere, non conosce distinzione. Candelora è, oggi come ieri, il rito propiziatorio della vita e dell’amore, frutto di una sacralità con la quale si invocava l’estate, l’uscita dall’oscurità, si celebrava il germoglio che riceveva la prima luce e si benedicevano le vergini. Oggi il germoglio è stato sostituito dalle candele ma resta centrale l’idea di fecondazione, richiamo forte alla luce del Sole, alla vita, all’amore, che riesce a sciogliere sempre il gelo”.
Nel 2019 aveva ricevuto la cittadinanza onoraria di Ospedaletto insieme a Valdimir Luxuria. Nell’occasione Luxuria aveva spiegato come “Ad accomunarci è il cuore, Colasurdo è un grande devoto e dovrebbe essere tutelato dall’Unesco come bene immateriale, è il più grande interprete della tradizione della juta”.