E’ bastata una foto pubblicata dal Resto del Carlino, nella sezione notizie di Ravenna, perchè i ricordi prendessero il sopravvento. Una foto accompagnata da una didascalia che ricorda come il liceo Oriani fu tra i primi istituti a scommettere sulle nuove tecnologie, dotandosi di un sistema informatico. A guidare quella scuola in quegli anni, vero artefice di quella scommessa. un avellinese, il dirigente Roberto Barbato, tra i primi a credere nella necessità delle scuole di adeguarsi alla modernità. Un omaggio che non è sfuggito a un altro irpino da tempo residente a Ravenna, il Maestro Felice Nittolo, artista di fama internazionale, legato al preside Barbato da un rapporto di forte amicizia. “Quando ho visto quella foto, ho immaginato che fosse l’occasione per ricordare Roberto e il suo impegno instancabile per la scuola e la cultura, dall’Irpinia all’Emilia Romagna. Erano gli anni ‘90, Roberto era un preside dinamico e particolarmente attento alle trasformazioni della società e alle innovazioni che cominciavano a fare capolino nella scuola, amava l’arte e la scrittura, ha trovato a Ravenna un ambiente culturale e artistico particolarmente vivace. E’ stato in occasione di una mostra che ci siamo conosciuti. Da allora le nostre strade non si sono più separate. Quella stessa capacità che aveva di precorrere i tempi come dirigente scolastico, mettendo in atto sperimentazioni, immaginando il ruolo cruciale dei computer per gli studenti che non potevano frequentare, l’ha mostrato come critico d’arte. E’ stato tra i primi a comprendere la carica innovativa dei miei mosaici, avevo già pubblicato il manifesto dell’aritmismo, ma si faceva fatica ad andare al di là della concezione tradizionale di mosaico. Attraverso le sue recensioni, attraverso il suo sguardo ha mostrato ciò che tanti non riuscivano a vedere, ci si è accorti che anche il mosaico poteva essere oggetto di sperimentazioni. Dopo qualche anno sono nate rassegne come la Biennale del Mosaico contemporaneo, Gli devo tanto, ha scritto moltissimo sulla mia arte, a partire dal volume “Tessere”. Io avevo bisogno di qualcuno che fosse in grado di interpretare la mia ricerca e renderla comprensibile al pubblico, lui aveva bisogno di dare sfogo alla sua creatività. Amava particolarmente la piccola galleria che avevo creato e le mie installazioni. Ad unirci non era solo il legame forte con l’Irpinia ma la fede nell’arte e nella cultura come strumenti per comprendere il reale. E’ stato al mio fianco anche nell’ultima mostra proposta in Irpinia “Ritorno”, viaggio sulle tracce della mia infanzia, da Capriglia al Carcere Borbonico fino alla chiesa di Santa Rita, riusciva a trovare sempre le parole giuste per raccontare il mio percorso. Trascorrevamo insieme quasi ogni domenica a parlare nel mio studio. Leggere oggi quel trafiletto in cui si parlava di lui e del liceo Oriani che guidava mi ha emozionato”. Spiega come “Il legame con l’Irpinia resta forte anche se ormai le mie sono toccate e fuga. Mi piacerebbe tornare a esporre in Irpinia ma diventa tutto complicato se non c’è il sostegno di enti e istituzioni. Sarebbe bello che l’Irpinia ricordasse Roberto Barbato con un’iniziativa artistico-letteraria a lui dedicata”
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